Verità vs Corriere: l’intercettazione su Siri non è nel fascicolo

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Nella giornata del 25 aprile sono poche le notizie di giudiziaria pura degne di nota. Fra queste, non si può non citare la notizia pubblicata da Giacomo Amadori su La Verità, con un titolo a tutta pagina da far tremare le vene ai polsi di qualche caporedattore dalle parti di via Solferino: “Falsa l’intercettazione contro Siri”.
Il riferimento è al pezzo del Corriere della Sera in cui si parla della frase che sarebbe pronunciata da Paolo Arata con il figlio, sul fatto che il sopttosegretario della Lega “ci è costato 30 mila euro”. Una frase che inchioderebbe Siri ma che, almeno secondo quanto ricostruito dalla Verità, non sarebbe presente nel fascicolo a disposizione dei pm della procura di Roma.
Ecco dunque l’incipit dell’articolo: «”Questa operazione ci è costata 30.000 euro”, dice l’ imprenditore Paolo Arata al figlio Francesco, riferendosi ai compensi destinati ad Armando Siri (sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, ndr) per modificare i provvedimenti legislativi. Una cimice della Dia (Direzione investigativa antimafia, ndr) registra la conversazione». Siri pare inchiodato alla sua croce in maniera definitiva, tale è l’ assertività della scrivente. La responsabile della cronaca giudiziaria del Corriere della sera, Fiorenza Sarzanini, non mostra tentennamenti: quelle parole incastrano il politico e il quotidiano di via Solferino le spara in prima, seguito da altre testate come Repubblica”.
“L’articolo viene presentato come il compendio ragionato delle carte in mano alla cronista – prosegue Amadori – e contiene la chiosa della presunta registrazione: i 30.000 euro, secondo la giornalista, vanno riferiti «ai compensi “destinati a Siri per modificare i provvedimenti legislativi”». Non si capisce se il nuovo virgolettato sia uno stralcio di un documento o di una chiacchierata, ma in modo un po’ capzioso viene ribadito che «una cimice “piazzata” dalla Dia registra la conversazione». Dopo la lettura, i magistrati di Roma, che insieme a quelli di Palermo hanno ordinato la perquisizione del sottosegretario, restano basiti e iniziano a cercare la conversazione che non ricordavano di aver letto. Ma, dopo aver scartabellato dentro al fascicolo e aver chiesto aiuto agli investigatori e ai colleghi siciliani, rimangono sconcertati per il risultato: l’ audio non esiste”.