Vecchio e nuovo Csm e il saluto di Mattarella: a buon intenditor…

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Ci sono articoli noiosissimi, e questo è uno di quelli, il cui scarso appeal deriva dalla materia trattata – la cerimonia di insediamento del nuovo Csm al Quirinale – che però per ragioni istituzionali un sito che si occupa di giustizia non può evitare.
Vi riferiremo dunque che stamattina al Quirinale i componenti del Consiglio Superiore della Magistratura uscente hanno preso commiato con gli interventi del vice presidente, Giovanni Legnini, salutati dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha incontrato i nuovi rappresentanti della magistratura. Una cerimonia cui hanno partecipato il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati; il presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico; il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede; il primo presidente della Cassazione, Giovanni Mammone; il procuratore della Corte, Riccardo Fuzio.
Vale la pena di ricordare però un paio di passaggi del discorso del Capo dello Stato. “Nella scelta dei dirigenti degli uffici giudiziari il riferimento fondamentale deve essere l’attitudine direttiva” e la “reale verifica dei meriti professionali. Il sistema funziona soltanto se i dirigenti sono selezionati effettivamente secondo criteri oggettivi e verificabili”. Non solo. Riguardo ai membri laici e ai togato del Csm, i primi “sono eletti non perché rappresentanti di singoli gruppi bensì perché, dotati di specifiche particolari professionalità”, mentre i secondi “non possono e non devono assumere le decisioni secondo logiche di pura appartenenza”. Un paio di garbate stoccate che, a giudicare dal dibattito politico in corso e dai retroscena letti sui giornali, non si possono non condividere. La solita distanza fra l’essere e il dover essere.