Tribunali e interpreti mandano in tilt la giustizia

in Istituzioni by

Bergamo, Belluno, Prato. Storie di Tribunali e interpreti che non ci sono, bloccando i processi.
Il primo è il caso più fresco, parliamo di passaporti falsi e cittadini cinesi e di un’udienza bloccata per mancanza dei tre interpreti iscritti nelle liste del palazzo di giustizia lombardo. A superare le difficoltà è valsa l’inventiva del giudice della direttissima, che ha chiamato in aula un ragazzo cinese di passaggio – così la vulgata dei giornali – per invitarlo a tradurre le testimonianze.
Più complicato il caso toscano, dove un processo a un rpesunto boss della mafia cinese è stato rinviato a lungo per mancanza di un’interprete capace di tradurre non già il cinese mandarino, ma il particolare dialetto fuqing, diffuso nella regione di provenienza degli imputati, intercettati al telefono. La soluzione trovata in precedenza – un interprete arabo che si sarebbe avvalso di collaboratori cinesi – aveva sollevato qualche perplessità. Si è trovata alla fine una donna cinese, che conosce il fuqing e ha ieri giurato. Salvo il processo, che riprenderà il 14 giugno.
Ancor più difficile del cinese invece il dialetto casertano stretto, che ha mandato in tilt per tre mesi un processo per violenza sessuale a Belluno. Anche in questo caso la fantasia italica ha permesso di ovviare al problema: la consulente della Procura, di Salerno, non è riuscita a tradurre tutte le espressioni in casertano, ma per fortuna è stata sostituita da un interprete fresco di nomina. Un carabiniere di Caserta, che ha giurato di fronte ai giudici e si è preso 90 giorni per sciogliere l’arcano delle intercettazioni.