“Stai attento”si può dire. Non è minaccia se le mani stanno a posto

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Un limite sottile, quello fra la discussione animata e la minaccia, specie fra vicini di casa. Se ne occupa la Quinta sezione penale della Cassazione, stabilendo che La frase “stai attento a quello che ti succederà!”, senza aggiungere altre parole o gesti, non può considerarsi una vera minaccia.

Di qui l’assoluzione, con annullamento senza rinvio, di un un 65enne la cui storia viene pubblicata sulla Gazzetta di Modena. Davanti al giudice di pace, l’uomo fu assolto, mentre davanti al Tribunale il giudice confermo’ l’assoluzione solamente per l’ingiuria, dichiarando invece la prescrizione per le presunte minacce e stabilendo un risarcimento per la parte civile. Proprio su questo l’imputato ha presentato ricorso.
La frase, secondo i magistrati di piazza Cavour, non ha una “oggettiva valenza intimidatoria, in mancanza di ulteriori aggiunte, verbali o gestuali, in grado di colorare e riempire di contenuti effettivamente minacciosi tale prospettazione… l’espressione è stata proferita nell’ambito di una reciproca contestazione tra vicini, tale da ricondurne ragionevolmente l’interpretazione alla prospettazione anche di iniziative a tutela dei diritti coinvolti”.
“Per lo stesso valore semantico che la caratterizza, la frase appare dotata di dubbia ‘carica intimidatoria’, non esplicitando l’ingiustizia del male prospettato, in presenza di espressioni non univocamente indicative di iniziative antigiuridiche in danno del destinatario”.