Se il Congresso Forense non serve ai tecnici ma ai cittadini

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Temi importantissimi, l’avvocato e la giurisdizione, molte parole, ospiti illustri… Il senso profondo e lo spirito della sessione romana del Congresso Forense in corso di svolgimento nella Capitale però si vede subito nel rapido indirizzo di saluto del padrone di casa, il presidente del Coa Roma, Antonino Galletti, quando ricorda l’avvocatessa iraniana Nasrin Sotoudeh, condannata al carcere e alla frusta per aver difeso i diritti dei suoi clienti e per essi il diritto stesso. La folla dei delegati si alza in piedi, un lungo applauso ricorda la collega.
Non c’è la claque qui, il gesto e il movimento della platea sono spontanei. Segno di un’appartenenza e di un senso condiviso di ideali comuni che fa ben sperare rispetto agli obiettivi ambiziosissimi del Congresso: rispondere in modo compatto e unitario, come categoria, come un solo corpo, ai progetti di riforma annunciati, i processi civile e penale immaginati dal Governo, nei quali i difensori saranno mere comparse in balia della forza preponderante della pubblica accusa o del giudice. La posizione della avvocatura è stata ben espressa dal coordinatore dell’Ocf Giovanni Malinconico nei giorni precedenti, una posizione di netta contrarietà non differente – pur con toni diversi – da quella di varie anime della categoria, sintetizzata dalla critica aperta al dialogo del Cnf del presidente Mascherin.
Saranno insomma proprio lo spirito unitario e la compattezza del mondo forense a poter fare forse la differenza. Ammesso che questa voce sappia farsi intendere dalla opinione pubblica, e torniamo allora al discorso iniziale di Galletti. Importante sarà aprire il dibattito all’esterno, alla società civile, dice, spiegando con pazienza che difesa della categoria in questo caso significa difesa della collettività, i cui diritti sono patrocinati dagli avvocati. Altrimenti il dibattito sarà autoreferenziale – questo il rischio – e resterà dialogo tecnico fra tecnici, fra di loro già convinti delle proprie opinioni. Giuste, di più, sacrosante. Ma inascoltate e inutili.