Revenge porn, la vittima denuncia il social network: controlli inadeguati

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Le foto intime pubblicate su facebook dall’ex su un falso profilo prima oscurato e poi ritornato attivo sono valse la denuncia non solo per l’autore del gesto, ma anche allo stesso social network nella persona del suo fondatore, Mark Zuckerberg.
Succede al tribunale di Torre Annunziata dopo la denuncia-querela presentata dall’avvocato della vittima, Giancarlo Sparascio, nei confronti di un uomo di 51 anni di Pompei e del fondatore di facebook per fatti iniziati nel 2014 e proseguiti per due anni. Costretta per la vergogna anche a lasciare il suo paese di origine dopo aver scoperto l’esistenza del falso profilo a luci rosse, la donna aveva chiesto e ottenuto grazie all’intervento della polizia postale di far oscurare la pagina nel giro di 72 ore, salvo poi scoprire in seguito che l’ex aveva riproposto le immagini su un profilo analogo.
“La riattivazione – secondo Sparascio – è riconducibile all’inadeguatezza del sistema di controllo e di sicurezza predisposto dai vertici aziendali di Facebook che, in Europa, dispone di un solo ufficio, situato in Germania, deputato alle operazioni di verifica e rimozione di post che vengono utilizzati come strumento di revenge porn o per la commissione di altri reati, mentre l’Italia, con oltre 28 milioni di utenti, è del tutto sprovvista di una struttura operativa del social che possa svolgere tali operazioni”.