Intercettazioni di Siri, la querelle prosegue anche oggi sui giornali. A costo di rischiare di annoiare il lettore, ma per completyezza di informazione, continuiamo a seguirla cogliendo fior da fiore. Dopo aver citato Corriere e Verità, che pure oggi proseguono sul tema, il secondo anche con un editoriale del direttore Belpietro, oggi scegliamo la pagina di Bonini e Vincenzi per Repubblica.
“Sollecitata dal caso Siri, il sottosegretario alle Infrastrutture della Lega indagato dalla Procura di Roma per corruzione, e lesta nel soccorso dell’ azionista di maggioranza del Governo, Matteo Salvini, si è messa al lavoro la “macchina del rumore”. Una variopinta e ormai stagionata compagnia di giro – giornalisti, parlamentari, social influencer – specializzata in Operazioni Confusione. Quelle che devono accreditare come « falso » ciò che è vero. Come «inesistente» e «fantasma», ciò che al contrario esiste. Scommettendo sulla vecchia regola degli spin doctor. Se non puoi dimostrare che una cosa è falsa, fallo almeno credere. A qualcuno il dubbio resterà. E dunque, ieri mattina, strilla il quotidiano la Verità, una « rivelazione choc » di uno dei pm romani consente di concludere che quanto raccontato da Repubblica e il Corriere della Sera nei giorni scorsi è «un fake». Che «l’ intercettazione dei 30 mila euro contro Siri non esiste». «È un tarocco».”
Invece, il quotidiano fondato da Scalfari ribadisce quanto già detto ieri, le intercettazioni ci sono eccome. “Repubblica è tornata a sollecitare diverse e qualificate fonti della Procura di Roma con accesso agli atti di indagine che consentono di ricostruire con esattezza questa storia e i suoi punti documentalmente acclarati. A cominciare da quello dirimente. L’ intercettazione del settembre 2018 Nel fascicolo è regolarmente trascritta (al punto che sarà presto depositata al Tribunale del Riesame) una lunga intercettazione ambientale del settembre 2018 in cui è incisa la conversazione tra l’ ex deputato Paolo Arata e il figlio imprenditore Francesco. L’ intercettazione – con buona pace di chi ciancia di «fantasmi» e ricerche affannose negli archivi – è stata registrata dalla Dia (che ne conserva copia), messa a disposizione dei pubblici ministeri, richiamata in un’ informativa del 29 marzo 2019, e persino riascoltata nelle ultime ventiquattro ore dagli inquirenti, per verificarne, con esito positivo, il tenore e il contenuto. Che – spiegano due diverse fonti di Procura – « hanno un’ interpretazione univoca. La stessa che è a fondamento del reato contestato all’ indagato e al provvedimento di perquisizione di giovedì della scorsa settimana». Fissiamo dunque un primo punto. Non solo l’ intercettazione esiste, ma è proprio il suo contenuto quello su cui si fonda l’ iscrizione al registro degli indagati di Siri. Dunque, è “la conversazione”. È la pietra angolare dell’ imputazione. Perché è lì che si fa riferimento a Siri e ai 30 mila euro”. Toni come si vede piuttosto decisi, ai quali seguirà probabilmente la contro-controreplica del giornale di Belpietro.

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