Riforma sì, riforma no, riforma forse. In attesa del parere dei cittadini annunciato dal Ministro Bonafede – il tabaccaio sotto casa, il gommista e, perché no?, il neurochirurgo – i tecnici, quelli veri, qualche idea delle “meravigliose sorti e progressive” del processo civile che verrà se la sono fatta, se non altro per aver visto la bozza proposta dal Guardasigilli. Fra loro, non può mancare il giudizio del presidente dell’Unione Nazionale delle Camere Civili, l’avvocato Antonio de Notaristefani.
Facezie a parte, il giudizio è meno tranchant di quanto ci si potrebbe aspettare, segno certo della buona volontà e della disponibilità degli operatori del diritto a discutere con via Arenula. Del resto, aggiungiamo noi, malauguratamente non se ne può fare a meno.
“Devo dire la verità, la cosa del referendum on line può far sorridere – spiega – e tuttavia può avere un senso sottoporre a consultazione la riforma. Certo, se si faranno domande di carattere tecnico, la consultazione darà risultati poco attendibili. Se invece questa riguarderà le aspettative della popolazione sul processo forse no, a patto che i risultati vengano poi sottoposti nuovamente ai tecnici. Difficile però adesso dire come verrà condotto questo sondaggio”.
Nello specifico della bozza di riforma poi , “sicuramente ci sono delle cose condivisibili – prosegue il presidente Uncc – altre accettabili e probabilmente migliorabili, altre ancora assolutamente inaccettabili, e parlo di preclusioni troppo rigide, di un principio inquisitorio nel processo. Temi però sui quali ci è parso che il signor Ministro sia disposto a fare qualche apertura”.
Il problema di fondo però è un altro, come ben sa chi con il mondo della giustizia si confronta quotidianamente. “L’idea che una riforma possa risolvere i problemi del processo civile non è praticabile per il semplice fatto che questi riguardano il numero di cause in rapporto al numero di magistrati. Bonafede ha annunciato investimenti importanti, ho sentito parlare di 500 milioni, staremo a vedere. Ma certo non basterà sostituire l’atto di citazione col ricorso per risolvere i mali della giustizia civile”.

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