Come da copione, l’emendamento sulla prescrizione del Ministro Bonafede separa magistrati e avvocati.
“La sospensione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado è un primo passo per evitare che gran parte del lavoro dei Tribunali sia di fatto inutile, ma è solo un primo passo che rischia di diventare inefficace e di non migliorare le cose se non sarà accompagnato da interventi finalizzati ad accelerare lo svolgimento dei processi, perché le lungaggini sono uno dei maggiori mali del nostro sistema”, commenta l’Anm con il suo presidente Francesco Minisci.
Di segno diametralmente opposto il commento dell’Organismo Congressuale Forense: “La sospensione del termine di prescrizione dei reati per la durata dei gradi di giudizio successivi al primo, annunciata dal Ministro Bonafede – spiega in una nota il coordinatore dell’Ocf Giovanni Malinconico – è una ipotesi aberrante perché in contrasto con noti e risalenti principi di civiltà giuridica e investe direttamente l’azione dell’Organismo Congressuale Forense e il ruolo di garante dell’effettività delle tutele che l’Avvocatura svolge”. “Questa ipotesi – continua il coordinatore – comprimerebbe in modo inammissibile i diritti costituzionali dei cittadini. Non solo gli imputati, infatti, ma anche le stesse parti offese dai reati verrebbero private di qualsiasi garanzia in merito alla effettiva durata dei processi. Si determinerebbe, inoltre, una inammissibile compressione del ruolo dell’Avvocatura nel processo. L’Organismo Congressuale Forense auspica che il Governo e il Ministro della Giustizia, prima di assumere alcuna iniziativa in materia, avviino una necessaria fase di consultazione con l’Avvocatura”.

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