Patroni Griffi: “Tecnici e politici collaborino. E il governo riformi la disciplinare”

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«Io credo che sia necessaria una leale e costante collaborazione tra politici e tecnici. Il politico ha bisogno del tecnico per arrivare a una soluzione consapevole, il tecnico deve rispettare e attuare gli indirizzi politici, fermandosi al momento della decisione. Le frizioni spesso derivano dall’insofferenza dei politici ai tecnici o dal debordare dei tecnici nelle decisioni di natura politica, ma purtroppo c’ è grande approssimazione nel dibattito politico su questo argomento».
Parla, in un’intervista rilasciata a Giovanni Bianconi del Corriere della Sera, Filippo Patroni Griffi, 63 anni, nuovo presidente del Consiglio di Stato. «C’è insofferenza per le troppe sentenze – spiega – ma se ci si arriva vuol dire che qualcuno ce le chiede. E la legittimazione democratica non pone nessuno al di sopra della legge, nemmeno il Parlamento che è libero nei fini, ma poi deve sottostare alla Costituzione e agli obblighi internazionali. La ragion d’essere del giudice, e del giudice amministrativo in particolare, è di controllare il potere pubblico a garanzia dei cittadini e della legalità dell’ordinamento».
In Italia i contenziosi amministrativi aumentano, chiede il giornalista. «Sono la conseguenza di decisioni che non hanno trovato soluzioni a monte – risponde il neo presidente – Casi come la Tav o il Tap dimostrano che bisognerebbe ascoltare tutte le istanze e cercare una mediazione prima della decisione. Che comunque lascerà scontento qualcuno, ma con un’ amministrazione di maggiore qualità si ridurrebbero le controversie. L’ espansione del ruolo dei giudici è sintomo di una democrazia amministrativa non sufficientemente matura. La funzione di supplenza è conseguenza di un’ assenza, e dunque di qualcosa che non funziona».
L’ultima domanda riguarda gli episodi di corruzione che hanno investito anche il Consiglio di Stato. «Un giudice corrotto è la negazione dell’essenza stessa del giudice, e purtroppo nessun settore della vita pubblica può ritenersi immune dal virus della corruzione. È importante vigilare con rigore e tempestività. Trasparenza, incompatibilità e obblighi di astensione sono meccanismi di prevenzione già in atto, ma abbiamo un sistema disciplinare farraginoso e inadeguato, servirebbero poteri ispettivi che oggi non abbiamo. Il mio predecessore Alessandro Pajno aveva sollecitato i precedenti governi a mettere mano a una riforma che purtroppo ancora non s’è vista, io tornerò a farlo con il governo in carica».