Partorisca in udienza… Se il Tribunale di Roma nega il rinvio all’avvocatessa incinta

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Quanto conta la gravidanza di un avvocato? Meno certamente, ma molto meno delle esigenze organizzative del Tribunale – leggi, delle questioni private del tale giudice – che infatti da un lato dispone il rinvio d’ufficio per l’udienza senza fornire spiegazioni, ma per contro nega il differimento pur se il difensore incinta si trova a meno di due mesi dal parto.
Succede a Roma, dove il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati prende una posizione forte nel caso di una avvocatessa alla quale è stato rifiutato un rinvio per l’udienza del 16 aprile prossimo nonostante la data presunta del parto sia stata fissata il 17 aprile.
Si legge nell’estratto del verbale del 14 marzo che “il Presidente Galletti riferisce di avere appreso che alla collega (omissis), nell’ambito del procedimento civile per la separazione dei coniugi pendente dinanzi al Tribunale di Roma, Sezione Prima, con RG (omissis), è stato negato il differimento dell’udienza del 16.4.2019, nonostante lo stato di gravidanza (con data presunta del parto al 17.4.2019) rappresentato e documentato nell’istanza depositata il 5.3.2019. In particolare, il Giudice ha riservato ogni valutazione all’esito dell’acquisizione delle “determinazioni della controparte, attesa la natura del procedimento e degli interessi sottesi“.
Il Presidente Galletti rileva la gravità dei fatti e la violazione della disciplina finalmente dettata dalla legge di bilancio 2018 (all’art. 1 co. 465, 466 L. 27 dicembre 2017, n. 205) che ha disciplinato la possibilità per gli avvocati in stato di gravidanza di chiedere rinvii di udienza e decorrenza di termini, tenendo conto del periodo gestazionale di due mesi anteriori alla data presunta del parto e di tre mesi successivi (cfr. artt. 81 bis c.p.c. e 420 ter c.p.p.). Con siffatta disciplina si è posto fine alla mancanza di tutele per gli avvocati in gravidanza, quale vera e propria lesione del diritto di difesa e di parità sostanziale, nonché pregiudizio per la salute delle colleghe e del nascituro.
Nella fattispecie, peraltro, l’udienza era stata fissata a seguito di un rinvio d’ufficio di quella già fissata al 31 ottobre 2018 con buona pace della “natura del procedimento e degli interessi sottesi” che evidentemente sono cedevoli rispetto alle esigenze organizzative del Tribunale, ma non di fronte ai sacrosanti diritti della difesa, della collega e del nascituro e, oltretutto, non è comprensibile il rilievo delle “determinazioni della controparte” (dunque, non del difensore della controparte, ma proprio della controparte…) rispetto al fatto oggettivo della gravidanza quale legittimo impedimento.
Il Presidente ha già rappresentato la gravità dei fatti al Presidente del Tribunale e, qualora la situazione non dovesse mutare, ritiene doveroso denunciare la situazione a tutti i capi degli uffici giudiziari romani, al Consiglio Giudiziario, al Procuratore Generale presso la Suprema Corte e alla competente Sezione del Consiglio Superiore della Magistratura; chiede sin da ora a tutti i Consiglieri di rendersi disponibili per la sostituzione della collega all’udienza del 16 aprile 2019 e si riserva di disporre la convocazione di un consiglio straordinario in adunanza pubblica presso la sala avvocati del Tribunale civile di Roma alle ore 9,30 del 16 aprile 2019 in coincidenza con la celebrazione dell’udienza, ponendo all’ordine del giorno “1. tutela e valorizzazione del ruolo dell’avvocato madre”. Più chiaro di così.
Qui l’aggiornamento.