La Corte di appello di Bologna ha assolto una donna sessantenne dall’accusa di guida in stato di ebbrezza, applicando il principio della non punibilità per la particolare tenuità del fatto.
Con una sentenza che ha pochissimi precedenti viene meno dunque la condanna penale al minimo della pena per l’imputata, difesa dall’avvocato Guido Magnisi, ma soprattutto la sospensione della patente decisa in primo grado.
Per evitare di colpire uno spartitraffico la donna andò a sbattere contro un’auto parcheggiata in divieto di sosta, decise di chiamare i vigili urbani, che fecero una multa alla vettura in divieto. Lei invece fu sottoposta all’alcol test che registro’ un tasso di 1 g/l. Ne seguì il procedimento penale con una condanna a 10 giorni di arresto e 800 euro di multa, più la sospensione per sei mesi della patente. “Cosa che avrebbe avuto effetti distruttivi sulla sua vita lavorativa”, dice l’avvocato Magnisi.
La Corte “in applicazione di isolate sentenze garantiste della Corte di Cassazione – spiega il legale – ha affermato evidentemente che la mancanza di abitualità, il passato assolutamente integerrimo, e la corresponsabilità dell’evento da parte di altri conducenti rendesse del tutto scriminabile una condotta verificatisi dopo una cena in famiglia, emersa solo e soltanto perché la signora aveva ritenuto, ottemperando a un suo preciso dovere civico, di chiamare la polizia municipale”.