Palamara contrattacca: “Ricuso Davigo e Ardita”

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“Errori sicuramente ne sono stati commessi”, scrive Palamara nella sua memoria difensiva, in cui chiede scusa al presidente Mattarella ma precisa che mai ha inteso condizionare l’autonomia del Csm.
Intanto però il pm indagato a Perugia ricusa due giudici della sezione disciplinare che deve decidere della sua posizione, Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita, perché si sarebbero gia’ pronunciati in maniera dura sulla vicenda. La decisione è stata rinviata all’udienza del 9 luglio. “E’ vero, ho partecipato a cene ed incontri in occasione delle nomine ed anche in occasione della futura ed imminente nomina del Procuratore di Roma – scrive – Ma l’autonomia della scelta del Csm mai e poi mai l’avrei messa in discussione. Per me sono stati da sempre, cioe’ dal 2007, solo momenti di libera espressione di idee e di opinioni”. “Durante il periodo consiliare 2014-2018… e’ tranquillamente capitato che un Procuratore della Repubblica venisse a cena con
me per parlarmi delle future nomine riguardanti i Procuratori aggiunti; che un collega del mio ufficio mi venisse a cercare per perorare la sua nomina a Procuratore Aggiunto; che un consigliere uscente si volesse confrontare con me sulle piu’ importanti scelte consiliari da effettuare”.
Sullo sfondo la vicenda Fuzio, promotore dell’azione disciplinare ma intercettato al telefono con Palamara. Il ministro della Giustizia Bonafede in queste ore sta vagliando attentamente la situazione e ha espresso “grande preoccupazione” rispetto alla delicatezza istituzionale della vicenda.