Omicidio Yara, il giallo del falso consulente in carcere da Bossetti

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“Nessun incontro, nessun colloquio, fra il detenuto Massimo Bossetti e una persona che, a detta dello stesso detenuto, si sarebbe qualificata come perito informatico del Tribunale di Brescia”. A sentirsi in dovere di smentire una notizia apparsa sulla stampa locale, è lo stesso Ministero della Giustizia.
Il mistero del falso consulente che avrebbe incontrato il muratore di Mapello condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio prospettandogli addirittura una svolta clamorosa nel caso però rimane. La vicenda nasce dalla denuncia sporta da un perito informatico bresciano – quello vero – il cui nome sarebbe stato utilizzato da una persona durante un colloquio con Massimo
Bossetti. “A seguito di opportune verifiche e accurati controlli effettuati all’interno della Casa di Reclusione di Bollate nel periodo in cui si sarebbe svolta la vicenda – si legge in una nota del ministero – risulta priva di fondamento la notizia di un colloquio ripresa oggi da alcuni organi di stampa”. Sul caso interviene anche l’avvocato Vittorio Arena, legale di Cesare
Marini, consulente informatico della Procura di Brescia che ha sporto denuncia. “Cesare Marini, nel confermare di non essersi mai recato a far visita al signor Bossetti e di aver presentato
atto di denuncia querela contro ignoti, nel rispetto del necessario riserbo connesso alla propria attivita’ professionale e del lavoro di chi sta indagando su quanto accaduto, dichiara
di ritenere doveroso astenersi da rilasciare qualsiasi intervista”.
La notizia viene però in quelche modo confermata dal legale di Bossetti, Claudio Salvagni, secondo il quale è stato il suo cliente a riferirgli di essere stato avvicinato da uno sconosciuto con un cartellino con il nome del consulente mentre attendeva il suo turno davanti alla saletta avvocati per parlare con il legale. Non un vero e proprio colloquio insomma, ma una conversazione informale ancora tutta da chiarire. Del misterioso visitatore per ora non rimane altra traccia.