Non lo pagano, insulta l’azienda: “Non è diffamazione, è stato provocato”

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Non è punibile chi diffama qualcuno mentre si trova “in uno stato d’ira determinato da un fatto ingiusto”. E’ la cosiddetta “esimente della provocazione”, che ha portato la Cassazione ad assolvere “perché il fatto non costituisce reato” l’autore di una serie di mail e commenti di contenuto ingiurioso determinati però, anzi giustificati secondo la Corte, dall’atteggiamento del destinatario delle mail.
“Ti arricchisci sul lavoro della gente onesta? Continui a f… le persone? Farò il possibile per evitare che derubiate altra gente”, scriveva in una serie di mail nel 2011 un professionista che da mesi attendeva il pagamento di alcune fatture dal titolare di una azienda per la quale aveva lavorato. “Offese giustificate”, secondo i giudici, in quanto provocate da “uno stato di esasperazione”, come deciso in primo grado dal giudice di pace e in appello dal tribunale di Torino.