Tanto tuonò che alla fine neppure piovve. Difficile aspettarsi qualcosa di diverso nella surreale vicenda del Palagiustizia di Bari dove, questa mattina, il lavoro è proseguito come ogni giorno. Piccolo dettaglio: sul palazzo di via Nazariantz pende un’ordinanza di sgombero e oggi – lo aveva annunciato il Ministero – tutti avrebbero dovuto lasciare la storica sede della giustizia barese.
La questione è arcinota, non solo agli avveduti lettori di Pianeta Giustizia. Il palazzo è stato dichiarato inagibile per il rischio di crollo nel maggio scorso, al punto che il Comune aveva dato 90 giorni per sgomberare la struttura. Il trasloco in effetti è iniziato verso le due sedi provvisorie di via Brigata Regina per la procura e i gip e verso l’ex sezione distaccata di Modugno per il Tribunale penale.
Spazi però giudicati insufficienti ad accogliere tutti i magistrati e il loro carico di lavoro, tanto che la Procura aveva chiesto una proroga. Provvedimento accordato dal Comune con altri 120
giorni di tempo ma bollato da via Arenula con parole pesanti nei confronti del sindaco Decaro, definito un “irresponsabile”. Inutile la richiesta di procedere allo sgombero immediato: oggi tutti al lavoro come sempre, ma con i piani superiori alleggeriti per ridurre i rischi di cedimento strutturale.
Nei giorni scorsi il grido di dolore della giustizia barese, condiviso da avvocati, magistrati e dalle forze politiche dell’opposizione, è sfociato in un documento congiunto inviato al ministro Alfonso Bonafede con la preghiera “di attivarsi immediatamente per la risoluzione del gravissimo problema dell’edilizia giudiziaria a Bari. La cosiddetta soluzione ponte va risolutamente adottata, eventualmente anche attraverso l’adozione di poteri straordinari”. Le alternative, secondo l’Anm, sono del resto piuttosto spiacevoli: continuare a lavorare a via Nazariantz, aspettando il collasso del palazzo. O mandare migliaia di processi al macero.

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