Tiene banco, alla vigilia delle elezioni per i togati del Csm, la polemica sul sottosegretario Morrone, che ha invitato la magistratura a far piazza pulita delle correnti, specialmente quelle di sinistra.
Un dibattito sul quale interviene pure il vicepremier Di Maio, che in un intervista su Repubblica spiega che “la questione delle correnti nella magistratura è stata affrontata da tutti. L’opposizione che ora si scandalizza, nelle linee guida del 2014 parlava della necessità di superarle. L’idea non è quella di creare una corrente unica. Bisogna assicurare la pluralità, ma fare in modo che le scelte nel Csm siano legate agli obiettivi della giustizia e non a interessi di corrente”. “La magistratura – spiega – deve fare il proprio lavoro e noi non l`abbiamo mai attaccata, ma ci siamo sempre permessi di dire che, ad esempio, i magistrati che entrano in politica non possono tornare a fare i giudici”.
“Il ministro Bonafede ha detto che certe reazioni ricordano la seconda Repubblica, quindi Berlusconi – chiede l’intervistatore parlando poi delle polemiche innescate da Salvini sulla Cassazione e i famosi 49 milioni da restituire – Lei è d`accordo o no?”. Replica il vicepremier: “La questione va affrontata per quello che è: la magistratura ha tutti gli strumenti per trovare quei soldi qualora ci siano. Salvini ha detto che sono stati spesi. Io non ho nessun imbarazzo perché questa storia riguarda i tempi in cui la Lega era guidata da Umberto Bossi. Perché non mi chiede dell`inchiesta sul governatore della Basilicata Pittella? Bisogna spezzare il legame tra politica e manager della sanità. Lo abbiamo detto in campagna elettorale e lo faremo: la salute dei cittadini non sarà mai più merce di scambio”.
A margine però, per addetti ai lavori, c’è da segnalare anche un bel pezzo di Francesco Grignetti sulla Stampa, che si occupa dei retroscena della tornata elettorale. Nel quale, fra l’altro, si vede come si stiano posizionando i magistrati in vista dell’appuntamento.
“…Nel frattempo le quattro correnti della magistratura si dilaniano – scrive l’autore – Ma guai a prendere troppo sul serio le guerre di parole. Le correnti hanno raggiunto un accordo di fondo, qualcuno direbbe un solenne «inciucio»: ognuna ha presentato un solo candidato per la categoria dei pubblici ministeri, e siccome i posti in palio sono quattro, questi candidati hanno l’ elezione garantita. Per i dieci posti della magistratura giudicante, la battaglia invece è più aperta. Ma alla fine, la vera disfida, l’ unica che appassioni fuori dal perimetro della professione giudiziaria, riguarda il candidato Piercamillo Davigo, il Dottor Sottile della magistratura, già punta di diamante nel Pool di Mani Pulite”.
Una figura attorno alla quale, come dice il titolo stesso dell’articolo, rischia di farsi una specie di referendum: pro o contro Davigo. Il risultato dello spoglio potrà essere seguito on line sul sito della Cassazione.

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