Migranti, rottamazione e debito. La relazione della Corte dei Conti

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“La tutela della finanza pubblica” si identifica “in buona parte con l’esigenza di ricondurre il debito su un sentiero di sicura sostenibilità e di recuperare la crescita in termini di Pil”.

“Un eccessivo livello di debito invece limita la capacità progettuale di medio e lungo periodo con riflessi sui tassi d’interesse e sulla complessiva stabilità finanziaria del Paese: in definitiva sulle sue potenzialità di crescita”. Lo spiega il presidente della Corte dei Conti, Angelo Buscema, introducendo la relazione sul rendiconto generale dello Stato.
Tagliare il debito tagliando la spesa pubblica dunque, anche se non mancano i rischi: c’è la “necessità di effettuare scelte molto caute e interventi di politica economica molto
selettivi – prosegue il presidente – Soprattutto nella gestione della finanza pubblica, l’orientamento verso una maggiore efficienza nella gestione delle risorse è reso urgente dal rischio che interventi di ulteriore compressione della spesa si traducano ormai in un progressivo scadimento della qualità dei servizi resi alla collettività”.

Interessante anche il passaggio sui risultati della rottamazione delle cartelle del presidente di coordinamento delle sezioni riunite in sede di controllo, Ermanno Granelli: “A fronte di un ammontare lordo complessivo di crediti rottamati di 31,3 miliardi, l’introito atteso ammonta a 17,8 miliardi. Di tale importo sono stati riscossi nei termini solo 6,5 miliardi, comprensivi degli interessi per pagamento rateale. A tale somma deve aggiungersi la parte rateizzata ancora da riscuotere pari a 1,7 miliardi comprensivi di interessi. Pertanto dei 17,8 miliardi previsti in base alle istanze di definizione pervenute, 9,6 miliardi non sono stati riscossi e costituiscono omessi versamenti”.
Quanto alla spesa per i migranti, “L’esame aggregato della spesa all’interno della missione “immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti” e al di fuori di essa – continua Gramelli -evidenzia un importo complessivo pari a 4,1 miliardi, che corrisponde quasi al doppio di quello registrato nell’esercizio precedente”.