Circa 14 mila 500 migranti morti nel Mediterraneo tra il 2014 e il 2017 e più di 40mila persone detenute nei centri libici tra il 2016 e il 2018. Sono questi i numeri alla base di una denuncia contro l’Unione europea depositata da un gruppo di avvocati alla Corte penale internazionale dell’Aia.
A riportarlo, il quotidiano El Pais, secondo cui i legali assicurerebbero di avere “prove che coinvolgono la Ue, i funzionari e i rappresentanti degli Stati membri” colpevoli di aver commesso “crimini contro l’umanità”.
Autori principali della denuncia sono Juan Branco, che ha lavorato in passato alla Cpi e al ministero degli Esteri francese, e Omer Shatz, un avvocato israeliano.
Nel faldone di 242 pagine il gruppo di avvocati specifica che i rappresentanti Ue non avrebbero “commesso personalmente i delitti, tuttavia erano a conoscenza della natura illegale e criminale degli atti e delle omissioni che possono costituire un crimine dinanzi alla giurisdizione della Corte Internazionale e dello Statuto di Roma”. Violazioni che sarebbero state “concepite, organizzate e favorite” pur conoscendone “le conseguenze letali”.
Un portavoce della Commissione europea ha replicato: “Tutte le nostre azioni si basano sul diritto europeo e internazionale, la nostra priorità è sempre stata e continuerà ad essere quella di proteggere le vite e garantire una dignità per le persone sulle rotte migratorie”. L’Unione ha inoltre specificato di basare il dialogo con le autorità libiche “sul rispetto dei diritti umani per migranti e rifugiati”, cercando di “porre fine alla detenzione sistematica e arbitraria di migranti e rifugiati in Libia”.