Matrimoni gay, via libera dalla Corte Europea

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Dopo le polemiche dei giorni scorsi sulle dichiarazioni del nuovo ministro Fontana sulle famiglie arcobaleno, il tema torna d’attualità con l’ultima pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Il coniuge resta tale anche se richiede di soggiornare in uno Stato che non riconosce i matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Una sentenza che di fatto riconosce i matrimoni tra persone dello stesso sesso “ai sensi delle regole sulla libera circolazione delle persone”. Secondo la Corte Ue, gli Stati membri sono liberi di autorizzare o meno il matrimonio omosessuale, non possono pero’ ostacolare la libertà di soggiorno di un cittadino dell’Unione rifiutando di concedere al suo coniuge dello stesso sesso, cittadino di un paese non Ue, un diritto di soggiorno sul loro territorio.

Il ricorso era stato presentato da un cittadino romeno e dal marito americano, che nel 2012 avevano chiesto alle autorità romene di riconoscere il matrimonio celebrato a Bruxelles due anni prima. Un’istanza respinta dalla giustizia di Bucarest, che al cittadino americano avevano accordato solo un permesso di soggiorno di tre mesi, con la motivazione che non poteva essere definito come un “coniuge” di un cittadino dell’Unione in Romania, dal momento che il matrimonio omosessuale non era riconosciuto.

Di qui si è arrivati alla pronuncia della Corte Ue, che ricorda come la nozione di “coniuge” che emerge dalla direttiva europea sulla libertà di circolazione, “è neutra rispetto al genere e può comprendere il concetto di coniuge dello stesso sesso”.