Malinconico sul doppio mandato: “Bene la Consulta, ora affrontiamo i temi veri”

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La Consulta ha deciso. Con un comunicato diffuso in serata, la Corte Costituzionale ha ribadito la legittimità del divieto del terzo mandato consecutivo, fissato dalla legge 113 del 2017. Ribadito il limite del doppio mandato insomma, un tema su cui interviene ora anche l’Organismo Congressuale Forense.
“Avevamo già preso posizione sulla questione con la delibera dello scorso dicembre con la quale, senza entrare nel merito della fondatezza o meno delle posizioni contrapposte, avevamo espresso preoccupazione per la situazione di incertezza che si era determinata – commenta con Pianetagiustizia.it il coordinatore dell’Ocf, Giovanni Malinconico – per il clima di tensione che ne era derivato e per il nocumento che tale situazione avrebbe potuto cagionare al delicato ruolo che l’Avvocatura svolge con riguardo alla tutela dei diritti ed alle funzioni di vigilanza sulla corretta applicazione delle norme dell’ordinamento giudiziario”.
Ragioni queste per le quali l’Organismo aveva richiesto un intervento del Governo e del legislatore per chiarire i residui nodi di incertezza.
“La sentenza della Corte Costituzionale, di cui ieri è stato preannunciato il contenuto con un comunicato ufficiale della stessa Consulta, chiude la questione e mette fine ad un contrasto e a polemiche che hanno pesantemente investito la componente istituzionale dell’Avvocatura”.
Nell’attesa che su eventuali interventi ulteriori dell’Organismo si pronunci
l’Assemblea, già convocata per i giorni 21 e 22 giugno, “esprimo l’auspicio che i toni del dibattito pubblico sul tema, che hanno raggiunto nei mesi scorsi una asprezza ed una spregiudicatezza non accettabili, tornino ad essere adeguati all’immagine ed al ruolo dell’Avvocatura, tanto più in relazione al momento di grande difficoltà che essa e l’intera Giurisdizione stanno vivendo”.
Ha fatto male insomma questo dibattito? Un danno d’immagine o c’è di più?
“Diciamo che non si può fare politica forense usando parole che un avvocato non si permetterebbe mai di usare in udienza. Ma il punto è che questo dibattito ha allontanato purtroppo l’attenzione da quelli che sono i veri temi, i temi pressanti che l’Avvocatura deve affrontare. Parlo ad esempio dell’equo compenso, sul quale domani ci incontriamo con gli amici dell’Ordine di Roma e che è una questione che travalica l’aspetto meramente economico ma riguarda piuttosto la dignità professionale e la qualità della prestazione del professionista. Un compenso se non equo non è sostenibile rispetto alla competenza professionale che si richiede a un avvocato e a regole deontologiche che devono essere molto più cogenti per l’avvocato rispetto ad altre categorie professionali. È un tema, come si vede, che riguarda direttamente la libertà e l’indipendenza dell’Avvocatura”.
A proposito di libertà e indipendenza, abbiamo visto le questioni degli ultimi tempi che riguardano la Magistratura. Troppa libertà e troppa indipendenza? O troppo poca?
“È un tema molto delicato che affronteremo ovviamente nella prossima Assemblea ma che certo non può lasciare indifferente l’Avvocatura perché ci riguarda da vicino”.
In ogni caso un clima poco sereno per discutere di riforme della giustizia, civile, penale, la separazione delle carriere…
“Sulle riforme come OCF abbiamo partecipato al tavolo istituzionale al Ministero con il CNF, con le rappresentanze dei magistrati… Sul civile abbiamo raggiunto delle posizioni condivise apprezzabili, sul penale c’è ancora molto da fare, ma adesso la sensazione è che si sia bloccato tutto sul piano politico. Al tavolo delle riforme l’avvocatura ha partecipato, ma la domanda adesso è: chi lo gestisce questo tavolo?”.