Non sempre risponde delle colpe dei suoi subordinati, il primario responsabile di una struttura dove un paziente muoia a seguito di comportamenti o valutazioni errate del personale che ne fa parte.
Lo ha stabilito la Cassazione con la sentenza 18334 del 2018 decidendo sul caso di un bimbo di sei mesi morto al Policlinico di Messina nel febbraio 2007 per una occlusione intestinale diagnosticata con grave ritardo. Secondo i giudici “i primari devono poter fare affidamento sui medici a loro subordinati” e quando abbiano correttamente svolto i propri compiti di organizzazione, direzione, coordinamento e controllo non possono essere ritenuti responsabili. “Ravvisare infatti una responsabilità penale del medico in posizione apicale anche in questi casi – prosegue la Cassazione – significa accettare una ipotesi di responsabilità per posizione, in quanto non si può pretendere che il vertice di un reparto possa controllare costantemente
tutte le attività che ivi vengono svolte, anche per la ragione, del tutto ovvia, che anch’egli svolge attività tecnico-professionale”.
A distanza di dieci anni dai fatti, le accuse di omicidio colposo si sono prescritte per tutti, ma la Cassazione ha accolto il ricorso dei genitori del bambino e, ad eccezione del
primario, ha chiamato tutti i medici che hanno visitato ed operato il piccolo, ed il Policlinico, a rispondere di risarcimento danni davanti al giudice civile. Compresi i due chirurghi assolti in appello.

Le password del defunto passano agli eredi
Le password del caro estinto? Passano agli eredi insieme ai beni materiali,