“Mafia capitale fu vera mafia”, l’appello riconosce il 416 bis. Ma taglia le pene

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Riconosciuta l’aggravante mafiosa ma pene rideterminate e ridotte. Farà discutere, l’apparente contraddizione della sentenza d’appello su Mafia Capitale. !4 anni per Massimo Carminati, 18 per Salvatore Buzzi. Una decisione verso la quale si preannuncia una valanga di ricorsi per Cassazione. Intanto registriamo qui le diverse reazioni di accusa e difese.
“Abbiamo sempre detto che le sentenze vanno rispettate. Lo abbiamo fatto in primo grado e lo faremo anche adesso – dice il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini – La Corte d’appello ha deciso che l’associazione criminale che avevamo portato in giudizio era di stampo mafioso e utilizzava il metodo mafioso. Era una questione di diritto che evidentemente i giudici hanno ritenuto fondata”.
Di segno naturalmente opposto il pare del difensore di Carminati, l’avvocato Giosuè Bruno Naso: “Questa sentenza rappresenta per me una grande sorpresa perché già non condividevo il primo grado che aveva riconosciuto sue diverse associazioni a delinquere. L`insussistenza dell`accusa mafiosa mi sembrava inattaccabile… O dopo 50 anni di attività non capisco più nulla di diritto
oppure c`è qualcosa di stravagante che ha influito sulla sentenza. In questo paese la magistratura mette la bocca su tutto e si arroga il compito di moralizzare la società”.
“Quanto accaduto e’ grave, e’ un fatto assolutamente stigmatizzabile l’aver riconosciuto in questa roba la mafia – commenta invece il legale di Buzzi, Alessandro Diddi – Vedo che per molti cittadini da oggi sia molto pericoloso vivere in Italia, è una bruttissima pagina per la giustizia del nostro Paese”.