Lettera ai pirati: così avete colpito i più deboli

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Non solo la pec dell’Ordine romano è stata bloccata dagli hacker, probabilmente il problema è molto più esteso e riguarda anche altri ordini forensi d’Italia. L’attacco di Anonymous insomma ha portato i suoi frutti. Ma quali, veramente? Illuminante la lettera di un’anonima avvocatessa sul blog dei pirati, i quali democraticamente – gliene va dato atto – non censurano mai nulla. La missiva è in buona compagnia con altre, molte altre, che criticano il raid. Riportiamo integralmente solo questa perché particolarmente sintetica e ficcante.
“Sono una degli avvocati a cui avete “carpito” la password, per voi è una forma di lotta, posso capirlo. Ma per me e le persone che assisto no. Chi pagherà il prezzo di questo sarà il mio assistito (non ho clienti, io assisto) che domani sarà privato della possibilità di difendersi, di difendere un suo diritto, come voi state difendendo la vostra causa. Lui ci rimetterà, né io ne voi, lui. Non so quando e come potrò riutilizzare le mia pec, ma so che chi ha deciso di affidare a me il tentativo di risolvere un suo problema, non avrà difesa, non avrà assistenza. Magari riflettete su questo, sull’avere colpito una persona che molto probabilmente fa parte di quelle per cui state lottando. E mi sento in colpa, io, perché non farò fronte a quanto gli ho assicurato, ossia la mia conoscenza e la mia coscienza, la mia professionalità e la mia correttezza. Non mi solleva né consola non avere colpa in questo caso. So solo che sono nell’impossibilità anche solo di tentare di fare il mio dovere. Detto ciò vado, spero che la vostra azione vi porti i frutti sperati, perché altrimenti l’unico risultato raggiunto sarà stato danneggiare “un povero” o molto poveri che nelle vostre intenzioni dovevano essere coloro i per i quali dite di lottare. Come si usa in legale, cordialità”.