Pietra dello scandalo, la visita del Ministro Salvini in carcere a Piacenza ad Angelo Peveri, condannato per tentato omicidio per aver sparato a un ladro che aveva cercato di rubargli il gasolio.
“La legge che approveremo non e’ l’invito a nessuno a farsi giustizia, ma se io vengo aggredito o minacciato nella mia azienda, nel mio negozio, nella mia casa ho diritto di difendermi senza passare nove anni per tribunali come ha fatto Angelo Peveri. La mia non e’ la contestazione di una sentenza dei giudici, ma la solidarietà umana e l’affetto per un onesto lavoratore, incensurato fino a qualche settimana fa, e che penso lo aiuterà”.
Per Peveri Salvini ha intenzione di promuovere la richiesta di grazia a Mattarella. Ma la visita provoca la dura reazione dell’Anm: “Le decisioni in merito alle modalità e alla durata di una pena detentiva spettano non al Ministro dell’Interno, che oggi ha fatto visita a un detenuto condannato con sentenza passata in giudicato, ma solo alla magistratura – si legge in una nota – che emette le sentenze in modo rigoroso e applicando le leggi dello Stato”. “Ogni tentativo di stravolgere queste regole – prosegue il comunicato – rende un cattivo servizio e veicola una messaggio sbagliato ai cittadini, viola le prerogative della magistratura, delegittima il sistema giudiziario ed è contrario allo Stato di diritto e ai principi costituzionali, al cui rispetto dovrebbero concorrere tutti, specialmente chi ricopre importanti incarichi di Governo”.
Il difesa di Salvini, con un’intervista alla Stampa, interviene l’avvocato della compagine governativa, il Ministro Bongiorno, parlando della nuova legge sulla legittima difesa: “Sono estremamente soddisfatta… finalmente avremo una legge che si schiera decisamente a favore di chi è aggredito. La considero di importanza strategica: è un elemento di certezza del diritto e in Italia abbiamo estremo bisogno di certezza del diritto, anche per l’economia. Numerosissimi imprenditori stranieri rinunciano ad investire da noi perché è troppo incerta l’interpretazione di molte norme”.
“Ho visto moltissime critiche a questa legge – prosegue Bongiorno – Spesso critiche politiche, non giuridiche. Tanto per cominciare, la norma dice che si tutela chi respinge un aggressore in casa propria. Non è affatto una licenza ad uccidere. È abbastanza chiara la differenza tra i verbi respingere e aggredire?”

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