L’assassino libero e le carenze in organico. Il Ministero: in 4 anni 362 assunzioni

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Da giorni sta provocando una tempesta la vicenda dell’omicidio di Stefano Leo a Torino. Si è scoperto dapprima che l’assassino, condannato con sentenza passata in giudicato, era libero per un disguido nella comunicazione della decisione dei giudic. Poi si è scusato il presidente della Corte d’Appello, ora intervengono l’Anm e il Ministero, ai quali fa eco – con pacatezza ammirevole dopo un lutto così tremendo – la madre della vittima.
“E’ un fatto grave che chi ha confessato il delitto avrebbe dovuto entrare in carcere gia’ mesi fa”, dice Mariagrazia Chiri, madre di Stefano. “In ogni caso, anche se quanto sinora emerso dovesse risultare confermato, non puo’ essere in alcun modo utilizzato strumentalmente per ridurre le gravissime responsabilita’ di chi ha colpito un ragazzo pacifico e indifeso”. “La tragica vicenda di Torino ha visto una persona perdere la vita per mano di un assassino che doveva essere assicurato alla Giustizia. Un efferato delitto che si sarebbe potuto evitare se gli Uffici Giudiziari avessero avuto personale a sufficienza per garantire l`esecuzione delle sentenze, chiarisce in modo drammatico in quale stato di degrado e’ stato ridotto il servizio alla Giustizia”. Così Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa, nel ribadire “il mantenimento dello stato di agitazione: la Giustizia e’ gia’ una emergenza nazionale”.
“L’omicidio di Stefano Leo impone, nella sua assurda tragicita’, di prendere atto della situazione di gravissima carenza degli organici del personale amministrativo del settore Giustizia”, si legge in una nota della Giunta Esecutiva dell’ANM. “L’assenza di assistenti, cancellieri, funzionari rende piu’ difficile e lento pronunciare sentenze e, una volta che queste sono state emesse, ne impedisce la immediata esecuzione. Il caso verificatosi a Torino, con la mancata trasmissione alla Procura della Repubblica della sentenza irrevocabile per la sua esecuzione, che avrebbe potuto portare alla carcerazione del condannato, non e’ stato determinato da un ‘errore’ del singolo, e, purtroppo, non e’ un caso isolato, ne’ un’eccezione”.
Precisa lo stato dell’arte il Ministero: “Negli ultimi 4 anni nel distretto giudiziario di Torino ci sono state 362 assunzioni di personale amministrativo, cifra che comprende anche l’ultimo scorrimento della graduatoria degli idonei assistenti giudiziari”, si spiega. Le assunzioni presso la Corte d’appello sarebbero state 29, di cui 16 da concorso. Il profilo di assistente giudiziario risulta coperto e, sempre in base ai dati di via Arenula, la Corte d’appello di Torino ha una vacanza di personale inferiore, anche se di poco alla media nazionale: 18,55% contro il 21% come dato nazionale.