La prescrizione e l’imbuto in appello, l’Anm frena sulla riforma

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“Se facciamo entrare in vigore da sola la riforma della prescrizione, senza le norme di accelerazione dei processi, rischiamo di andare a pesare troppo sulle Corti d’appello, con ricadute negative”.
In audizione alla Camera, neppure l’Anm fa sconti all’annunciata riforma della prescrizione. A parlare il presidente Francesco Minisci, secondo cui il rischio è “di adottare una soluzione non solo inefficace, ma anche dannosa per le Corti d’appello che vedrebbero dilatarsi a dismisura i carichi, con conseguente impossibilità di celebrare i processi”.
Nella Corte d’Appello di Roma, spiega Minisci, “il 40% dei reati si prescrive: significa che il 40% del nostro lavoro purtroppo è inutile. Si arriva a questo perché si arriva all’appello troppo tardi. Ecco perché bisogna trovare soluzioni che snelliscano nelle fasi precedenti la procedura e accorcino i tempi di celebrazioni dei processi”.
Solo in quel caso “si arriverà presto alla emissione della sentenza di primo grado e i numeri delle corti d’appello diminuiranno, i processi saranno celebrati più celermente, si prescriveranno meno reati e il dibattito, oltre che le polemiche, sorte intorno alla prescrizione diminuiranno”.
“Le nostre proposte tecnico-giuridiche vanno in questa direzione, e su di esse e su altre che saranno sul tavolo siamo pronti a confrontarci”. L’Anm ha chiesto al ministro Bonafede “un tavolo tecnico” per discutere il documento approvato nei giorni scorsi con una serie proposte di semplificazione e deflazione dei procedimenti,