Tempi duri per gli “hater” telematici, che con una sentenza del giudice civile di Cagliari scoprono quanto può costare caro usare i social network – facebook in particolare – per amplificare la propria frustrazione e coprire di insulti l’avversario di turno. Vera e propria diffamazione con tanto di risarcimento da 30 mila euro. E l’obbligo di cancellare i post incriminati, pena 100 euro per ciascun giorno di permanenza degli insulti sulla propria bacheca.
La storia è quella di due sorelle cagliaritane, accusate di essere “delinquenti” e “fannullone”, di compiere “crimini”, di avere “necessità di cure psichiche” e di fare “sesso col gatto” da una donna. Tutto sul proprio profilo, con post diffamatori pubblicati molto probabilmente per una banalissima questione di gelosia. Protagonista in negativo, una 50enne di Reggio Emilia infastidita dalla non meglio precisata vicinanza di un suo amico con le due signore sarde. Che inutilmente hanno provato a bloccare l’accesso alla loro bacheca alla stalker emiliana. Per due anni la donna le ha perseguitate con messaggi corredati di foto rubate dai loro profili approfittando di un comune amico virtuale. La vicenda processuale, affidata all’avvocato Roberto Cao, si divide in denuncia penale e una causa civile che ora è arrivata a sentenza. ancora in corso il procedimento penale.

Le password del defunto passano agli eredi
Le password del caro estinto? Passano agli eredi insieme ai beni materiali,