C’erano una volta le famose chat delle mamme dei compagni di classe, quelle che iniziavano con la raccolta dei soldi per i regalini di compleanno e finivano con aspre diatribe sull’uscire in giardino oppure no, “fa freddo”, “il mio non lo faccio uscire”, “eh, ma così blocchi tutta la classe”.
Ebbene, avverte la Cassazione, attenzione a non trascendere. Perché l’eventuale parola di troppo che dovesse uscire nella chat di gruppo oon può essere considerata un’ingiuria, illecito depenalizzato, ma il ben più grave reato di diffamazione, visto che l’offesa sarebbe letta non solo dal destinatario ma anche da altri.
“Sebbene il mezzo di trasmissione/comunicazione adoperato consenta, in astratto, anche al soggetto vilipeso di percepire direttamente l’offesa, il fatto che il messaggio sia diretto a una cerchia di fruitori” fa si’ che la lesione della reputazione “si collochi in una dimensione ben più ampia di quella tra offensore e offeso”. Lo scrivono i giudici nella sentenza 7904 della Quinta sezione penale, decidendo il ricorso dei genitori di un tredicenne vittima di una guerra tra fazioni di alunni di una scuola in provincia di Bari. Il ragazzino, parlando in difesa di
una compagna, aveva scritto un messaggio carico di insulti, in cui accusava la persona offesa, una coetanea, di essere la responsabile dell’allontanamento dell’amica dalla scuola.

Le password del defunto passano agli eredi
Le password del caro estinto? Passano agli eredi insieme ai beni materiali,