Trova spazio su Repubblica, a firma dell’ottima Maria Elena Vincenzi, una vicenda curiosa che vale la pena di raccontare. Il ricorso per Cassazione della Procura generale di Salerno per l’applicazione corretta di una pena. Con la differenza abissale di 10 euro.
“Accade (a volte) che la giustizia, inesorabile, faccia il suo corso – scrive la cronista – A dispetto dei suoi costi e del buon senso. La Cassazione è stata infatti chiamata a valutare un ricorso per aumentare una pena di 10 euro. Denaro che, peraltro, probabilmente non verrà nemmeno recuperato.
Ma, alla fine, giustizia è fatta. A rigore di codice”.
La vicenda riguarda un imputato condannato per minacce, sanzionato con una ammenda da 40 euro. Il giudice di pace cioe’ “sbaglia i calcoli e applica una sanzione da 40 euro invece che da 50. Il reo accetta la condanna e non impugna, pensando che la pena gli sarebbe costata meno di portare il caso al Palazzaccio. Lo stesso spicciolo calcolo, però, non lo fa un sostituto procuratore generale della locale corte d’ Appello che, invece, ricorre. Dando il via a un iter giudiziario ben più costoso della cifra di cui si discute. Il fascicolo, che già aveva fatto un primo viaggio (con conseguenti costi) da una cancelleria all’ altra di Salerno, viene spedito a Roma dove arriva il 5 luglio 2018. Qui, l’ incarto viene caricato e assegnato per l’ attività di “spoglio” ovvero passa al vaglio di un magistrato che deve verificare se il ricorso sia ammissibile. Il procuratore generale è bravo e il suo elaborato supera l’ esame, avviandosi verso il dibattimento. Viene trattato dalla cancelleria, esaminato da un presidente, assegnato a un consigliere relatore e si fissa l’ udienza pubblica che deve essere notificata, con una procedura piuttosto onerosa, all’ imputato e al suo difensore”.
La fine si puo’ immaginare. La pena e’ stata corretta e finalmente giustizia e’ stata fatta. Dura lex sed lex.

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