Ilva e caso Knox, Strasburgo bacchetta l’Italia

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Giornata da dimenticare a Strasburgo per l’Italia, che riceve una doppia bacchettata dai giudici europei. Da un lato l’Ilva di Taranto, pericolosa per la salute dei cittadini, dall’altro Amanda Knox, i cui diritti difensivi secondo l’Europa sono stati violati.
“Il persistente inquinamento causato dalle emissioni dell’Ilva ha messo in pericolo la salute dell’intera popolazione, che vive nell’area a rischio”, si legge nella decisione, e “le autorita’ nazionali non hanno preso tutte le misure necessarie per proteggere efficacemente il diritto al rispetto della vita privata dei ricorrenti”. Misure che ora devono essere messe in atto il piu’ rapidamente possibile. “Taranto ha ottenuto giustizia”, il commento di Daniela Spera, portavoce di Legamjonici, promotrice del primo dei due ricorsi alla Corte europea per i diritti umani con cui 182 cittadini hanno accusato l’Italia. L’iniziativa giudiziaria era stata promossa nel 2013, con il ricorso presentato dall’avvocato Sandro Maggio e, in seguito anche dall’avvocato
Leonardo La Porta, ricorsi ai quali poi si sono affiancati quelli degli avvocati Andrea Saccucci, Matteo Magnano e Roberta Greco.
Venendo al caso Knox, per la Corte l’Italia ha violato il diritto alla difesa di Amanda durante l’interrogatorio del 6 novembre 2007, ma non ha ricevuto prove sufficienti a confermare confermare i maltrattamenti da parte della polizia durante lo stesso interrogatorio. I giudici hanno comunque condannato il nostro paese a pagare 10.400 euro per danni morali e ottomila per le spese legali. La Knox ne aveva chiesti 500 mila, più 30 mila per la procedura davanti alla Corte, e due milioni di euro per le spese sostenute dai genitori per i processi in Italia. “E’ una decisione importante. E’ stato infatti affermato il principio che e’ stato violato il diritto di difesa di Amanda”, il commento dell’avvocato perugino Luciano Ghirga, storico difensore dell’americana.