“Gravi e inopportune”. Mafia capitale, tirata dei giudici sulle interviste degli avvocati

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Si possono criticare le sentenze? In uno stato di diritto si rispettano, certo, ma possono essere almeno valutate? Secondo Autonomia e Indipendenza, una delle componenti dell’Anm, ci sono dei limiti piuttosto stringenti, a giudicare dalla nota diffusa contro “le gravi ed inopportune” dichiarazioni rese da alcuni difensori degli imputati del processo su Mafia Capitale.
“Commentando l`esito della sentenza resa dalla Corte di Appello di Roma – si legge in una nota – alcuni avvocati hanno parlato di un paese di fatto governato dal potere giudiziario, di una tendenza moralizzatrice dei magistrati, alla quale non si sottrarrebbe nemmeno la Suprema Corte, della supina accondiscendenza dei giudici della Corte di appello di Roma alle richieste del
Procuratore e della influenzabilità delle decisioni giudiziarie da parte della stampa”.
“Si tratta di esternazioni – secondo Autonomia e Indipendenza – che ancora una volta, peraltro nell`interesse di una parte processuale, delegittimano il lavoro della magistratura inquirente e giudicante. La magistratura italiana esercita la giurisdizione nelle forme e nei limiti imposti dalla Costituzione, applica la legge senza altro scopo e si determina in piena libertà ed indipendenza da qualsivoglia potere esterno o interno. Esprimiamo forte preoccupazione di fronte a questa sempre più frequente prassi di rilasciare dichiarazioni contro l`operato di giudici e pubblici ministeri, con un`escalation di toni destabilizzante per la tenuta del sistema democratico. Chiediamo che l`Anm e il Csm pongano in essere tutte le iniziative necessarie per la tutela dell`operato dei colleghi della Corte di Appello di Roma che, in primo e in secondo grado, hanno portato a termine un processo di grande complessità nonostante le gravi difficoltà organizzative e le carenze di organico che caratterizzano purtroppo l`amministrazione della Giustizia italiana”.