In principio fu il bando del 27 febbraio scorso, quello con cui “La Direzione Generale Sistema Bancario e Finanziario-Affari Legali del Dipartimento del Tesoro intende(va) avvalersi per un supporto tecnico a elevato contenuto specialistico nelle materie di competenza della consulenza a titolo gratuito di professionalità altamente qualificate”.
Consulenze in amicizia insomma, purché altamente qualificate, che hanno scatenato un putiferio di critiche sui social nei gruppi di avvocati, commercialisti e professionisti in genere. Primo a muovere un passo forte contro il bando incriminato, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, pochi giorni dopo, che ha deciso addirittura di “impugnare l’Avviso Pubblico del Ministero dell’Economia e delle Finanze perché lesivo della dignità e del decoro del professionista e della disciplina legislativa in materia di #EquoCompenso”. “Sull’equo compenso non facciamo sconti a nessuno e non daremo tregua a chi prova ad ignorarne la disciplina”, il commento del presidente dell’Ordine romano, Antonino Galletti. A seguire, note critiche di Cnf, notai, commercialisti, sindacati di categoria e chi più ne ha più ne metta nelle giornate a cavallo fra il 7 e l’8 marzo. Un diluvio insomma.
Abbastanza cioè di che spingere il Mef, poche ore dopo, il giorno 8 marzo, a precisare con una nota. Il bando in questione, si spiega, “non costituisce un’opportunità lavorativa. La parola ‘consulenza gratuita’, pure se richiamata nel bando, non e’ da intendersi come rapporto di lavoro o fornitura di un servizio professionale che come tale sarebbe regolato dalle procedure del Codice degli Appalti. Ringraziando i molti che si sono candidati ad offrire gratuitamente e volontariamente supporto all’Amministrazione, si precisa che l’invito e’ rivolto a personalità affermate, principalmente provenienti dal mondo accademico, che, in ottica di collaborazione istituzionale, desiderino offrire la propria esperienza in termini di idee e soluzioni tecniche in materie molto complesse”.
Non lavoro gratis insomma, ma alta consulenza, il concetto, che però non deve aver convinto il vicepremier Di Maio. Che nella serata dell'( marzo, qualche ora dopo la precisazione del Mef, dichiaraai microfoni di una radio che “Tutti devono essere pagati. Quindi credo che questo bando dovrebbe essere ritirato, lo dico come ministro del Lavoro, al di la’ del reddito di cittadinanza. Manderò una lettera a quel dirigente e chiederò di ritirarlo”.

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