Genchi, Capaci e il poliziotto assolto

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C’è una storia curiosa che arriva da Caltanissetta, un processo minore che riguarda una presunta calunnia da parte di un poliziotto ad un consulente informatico del calibro di Giocchino Genchi, oggi avvocato.
La vicenda risale ai giorni della strage di Capaci, 23 maggio 1992, dove morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. L’agente di polizia Giuseppe De Michele, oggi in servizio a Cagliari, all’epoca invece in forza alla polizia stradale di Cefalù, tre giorni dopo l’attentato, il 26 maggio, redasse una relazione di servizio in cui riferiva di aver notato sull’autostrada A29 la sera del giorno 22, un furgone bianco fermo allo svincolo per Capaci. Il primo giugno del ’92 però, convocato negli uffici della mobile di Palermo, cambiò versione, spiegando che il furgone con gli operai era nell’abitato di Capaci, non sull’autostrada. In tempi più recenti, nel dicembre 2013, alla Dda di Caltanissetta che chiedeva spiegazioni sulle discrasie nel racconto, De Michele sostenne che era stato l’allora funzionario di polizia Gioacchino Genchi, a chiedergli di cambiare versione.
Incriminato per calunnia dalla DDA, De Michele è stato processato. Secondo la Procura, che per l’uomo aveva chiesto 4 anni, l’incontro non si era mai svolto mentre Genchi, costituitosi parte civile, ha sostenuto che le accuse del poliziotto rientravano in un disegno più ampio per delegittimarlo.
Difeso dagli avvocati Ermanno Zancla e Paolo Grillo, l’agente ha invece dimostrato come il suo racconto fosse verosimile e il tribunale di Caltanissetta lo ha assolto dall’accusa di calunnia “perché il fatto non sussiste”.