Il denaro e’ “bene fungibile”, per cui “non deve sussistere alcun elemento pertinenziale tra reato e bene da confiscare”. E quel denaro va sequestrato per “riparare il danno economico” provocato dalla Lega, anche se all’epoca era guidata da altri leader, perché nel tempo ha contribuito a consolidare l’attuale patrimonio di via Bellerio.
Sono le motivazioni cui cui il Tribunale del Riesame di Genova ha disposto il sequestro da 49 milioni di euro depositati sui conti della Lega “ovunque e presso chiunque”, inclusi i fondi che dovessero essere depositati in futuro. “Non può adesso invocarsi l’estraneità del soggetto politico Lega Nord rispetto alla percezione delle somme confluite sui suoi conti – scrivono i giudici – e delle quali ha pertanto direttamente tratto un concreto e consistente vantaggio patrimoniale”.
Gli avvocati della Lega ora potrebbero impugnare la decisione e ricorrere ancora in Cassazione. Questo anche se era stata proprio la stessa Cassazione ad aprile a rinviare il caso al Riesame, dopo aver accolto il ricorso dei pm genovesi di poter ‘congelare’ altri fondi del Carroccio, oltre ai 3 milioni già trovati.
In una memoria di 34 pagine, i difensori della Lega avevano fatto riferimento a una sentenza della Corte Europea – fortemente criticata a suo tempo dal ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini – relativa all’abbattimento dell’ecomostro di Punta Perotti. Per i legali, il sequestro avrebbe un valore afflittivo e lederebbe il diritto d’associazione dei cittadini. Inoltre, il denaro sequestrato sarebbe scollegato dai reati.

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