Del pubblico servizio e della sosta selvaggia

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Non essendo giuristi, possiamo solo rivolgere una domanda a noi stessi e dunque al pubblico dei nostri affezionati (speriamo) lettori: può la cosiddetta sosta selvaggia in senso astratto integrare una fattispecie di reato come l’interruzione di pubblico servizio in riferimento al ritardo dei mezzi pubblici?
Lungi dal voler difendere chi parcheggia in malo modo, la questione giuridica non ci sembra peregrina. La vicenda nasce, come noto, a seguito della decisione della procura di Roma di contestare appunto l’interruzione di pubblico servizio agli automobilisti indisciplinati. Nell’indagine sono confluite centinaia di segnalazioni da parte dell’Atac, la municipalizzata dei trasporti.
Il sindaco Virginia Raggi, avvocato, ringrazia la procura sostenendo che “non c’e’ posto per gli incivili nella mia città. Questi comportamenti sono intollerabili. Stiamo cercando di combattere il fenomeno della sosta selvaggia da quando ci siamo insediati: non ci arrendiamo. Anzi andiamo avanti con ancor più determinazione”. Fatto sta che le indagini hanno portato, al momento, a tutta una serie di archiviazioni. Per almeno dieci episodi invece la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio. Gli inquirenti hanno accertato che le auto sarebbero state parcheggiate in modo irregolare per un tempo superiore ai 30 minuti in strade in cui non erano presenti percorsi alternativi per i mezzi pubblici.
La domanda iniziale però riguarda il principio di tassatività della norma penale. Perché se è vero che l’esempio portato nella velina fatta circolare dalla procura – il tram impedito a proseguire dalla macchina parcheggiata sui binari – non pone grandi problemi interpretativi, per tutti gli altri casi il semplice traffico generato dalla sosta selvaggia difficilmente può essere considerato un’interruzione. Forse insomma, la notizia ha voluto generare titoli un po’ roboanti – “maxi indagine su sosta selvaggia, è interruzione di pubblico servizio” – che in realtà alla fine si ridurranno a una manciata di cretini processati e magari pure condannati (giustamente) per aver bloccato il tram. Un po’ una esagerazione insomma, come se uno titolasse: la procura furbescamente strizza l’occhio all’Atac e alla giunta Raggi. Sarebbe certamente una forzatura anche quella. Magari ragionando del secondo comma del 340 cp. sui capi e promotori dell’interruzione di cui sopra: non sarebbe da escludere che qualche investigatore ne individuasse il profilo nei vertici dell’amministrazione che non fa parcheggi a sufficienza.