Dopo Di Maio e Bonafede, tocca a Salvini. Nuove critiche al nuovo Csm, ovviamente per quanto riguarda l’elezione del vicepresidente Ermini: “Dopo quanto si è visto con l’elezione del vicepresidente del Csm – spiega il leader leghista – c’è da lavorare dal punto di vista della vera indipendenza” della magistratura. Pere cui, la conseguenza secondo Salvini è che occorre procedere speditamente “con la riforma della giustizia”, assieme a tutti gli altri punti del contratto di governo.
Parole che suscinato l’immediata reazione dell’Associazione nazionale magistrati: “Ogni percorso che conduce ad una carica elettiva è frutto di scelte democratiche che, in quanto tali, devono essere rispettate da tutti – replica il presidente Minisci – specie da chi ricopre incarichi istituzionali”. Che giudica inopportuno “ricercare motivazioni politiche nelle scelte democratiche operate o far assumere alle scelte ricadute sull’indipendenza della magistratura, tanto da fare collegamenti con la necessità di riformare la giustizia”.
Prima di Salvini era stato Bonafede a stigmatizzare la nomina di Ermini: “Il Csm ha voluto creare un legame fortissimo con la politica e con un partito”. “Affermazioni particolarmente gravi”, secondo Magistratura Indipendente, componente vicina al deputato Pd Cosimo Ferri: “Le decisioni del Csm possono essere criticate ma l’istituzione consiliare non può essere oggetto di delegittimazione, specie da parte di esponenti istituzionali”. “Leggere la scelta di un candidato o di un altro in una prospettiva di antagonismo o favoritismo politico – il commento di Unicost – rischia di compromettere l’equilibrio fra
i poteri dello Stato disegnato nella Carta costituzionale”.
Tensioni forti fuori dal Csm – spaccato nella votazione fra l’ex Pd Ermini e il candidato portato da Cinque stelle e Lega Benedetti – ma anche dentro, come si vedrà probabilmente lunedì, quando il Consiglio sarà chiamato a scegliere i membri della sezione disciplinare, presieduta dallo stesso vice presidente. Sul tavolo infatti c’è il fascicolo sull’inchiesta Consip e sui pm napoletani Woodcock e Carrano nei confronti del padre di Matteo Renzi. Un’indagine su cui Ermini in passato ha avuto modo di esprimersi in termini non proprio lusinghieri ma che ora, nella sua veste di guida dell’organo di autogoverno dei giudici, dovrà guardare con occhi diversi.

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