Previsioni della vigilia assolutamente confermate: il Parlamento in seduta comune alla fine ha eletto gli otto membri laici del CSM di cui si parlava da giorni. I nomi sono quelli su cui avevano trovato l’intesa i partiti: Alberto Maria Benedetti, Filippo Donati, Fulvio Gigliotti, Stefano Cavanna, Emanuele Basile, Alessio Lanzi, Michele Cerabona e David Ermini.
Tutti uomini, come si fa notare da più parti. Fra le voci che lamentano l’assenza delle quote rosa Carla Marina Lendaro, presidente Admi, Associazione Donne Magistrato Italiane: “Non può non suscitare sbalordimento ed indignazione la ‘totale’ assenza di componenti di genere femminile”. L’Admi ha inviato una nota inviata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e ai presidenti di Senato e Camera: “Trattandosi dell’organo di autogoverno di una magistratura che oggi annovera al suo interno ben il 53% di giudici donne, ADMI Associazione Donne Magistrato Italiane deplora l’avvenuta scelta da parte del Parlamento di esclusione di personalità femminili, che sicuramente sono presenti nelle compagini politiche, anche nell’attuale maggioranza parlamentare”.
“E’, infatti, indispensabile – si legge nel documento – che il CSM esprima le diverse sensibilità, anche di genere, funzionali alla effettiva tutela e garanzia di ogni giudice; tutela possibile solo grazie alla pluralità di apporti, secondo i principi della nostra Carta costituzionale oltre che delle direttive europee in materia di equilibrata rappresentanza di genere, recepite dal nostro Paese, ed alle quali in passato il Parlamento ha convintamente aderito”. “Rivolgiamo, quindi, un forte appello affinché anche in questa legislatura, vengano operate scelte che rimedino allo squilibrio di genere nell’organo di autogoverno della magistratura e che si pongano in linea con la già manifestata sensibilità istituzionale verso i temi della democrazia paritaria”.

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