CPI e IBA a caccia dei criminali di Bucha

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Indagini aperte sulle segnalazioni di crimini di guerra in Ubraina. Ne racconta un bell’articolo sul Sole24Ore di oggi in cui il Procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), il britannico Karim Khan, punta l’indice contro i presunti crimini. «Non c’è alcuna giustificazione legale, nessuna scusa, per attacchi indiscriminati o sproporzionati nei loro effetti sulla popolazione civile».

L’Ufficio del Procuratore partecipa al “Joint investigation team” costituito da Eurojust, l’agenzia per la cooperazione giudiziaria penale dell’Unione europea. Lavorerà insieme agli investigatori di Lituania, Polonia e Ucraina sotto l’egida di Eurojust. Khan lancia un appello ai possibili testimoni: «Il mio ufficio ha costituito un portale dedicato attraverso il quale ogni persona può contattare gli investigatori. Incoraggio tutti quelli che hanno informazioni importanti a riferirle».
Al lavoro la squadra per i Crimini di guerra di Scotland Yard, che sta vagliando 50 fascicoli e si aspetta un numero crescente di casi con l’arrivo dei profughi. A Berlino il Pilecki Institut, istituzione polacca dedicata a indagare i totalitarismi del 20° secolo inclusi i crimini nazisti, sta raccogliendo testimonianze dai rifugiati. In Ucraina ci sono già investigatori della Corte penale e altri stanno arrivando da vari Stati europei (Olanda e Gran Bretagna).
Testimoni e appartenenti a organizzazioni dei diritti umani hanno a disposizione anche un’App, realizzata dall’International Bar Association (Iba): “eyeWitness to Atrocities”, sviluppata in partnership con LexisNexis Legal & Professional, «è uno strumento nato per raccogliere le prove delle violazioni commesse nei teatri di guerra» spiega Claudio Visco, segretario Generale dell’Iba e managing partner dello studio Macchi di Cellere Gangemi.
Grazie una sorta di impronta digitale informatica, i video e le foto sono inconfutabili e vengono trasferiti tutelando i testimoni. In un’area protetta della App si salvano i dati, mentre in caso di pericolo l’applicazione sparisce con un click e il suo logo può essere camuffato. «Il server poi – continua Visco – è accessibile solo a persone dell’organizzazione che mettono a disposizione il materiale a quanti abbiano titolo per aprire inchieste». Sono oltre 15.500 le foto e i video ricevuti dalla sua creazione a oggi e 22 i dossier di presunti crimini realizzati grazie ad essa.