Contrada perquisito a caccia della “pistola fumante”

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Certamente gli investigatori immagineranno di trovare l’arma del delitto, nascosta sotto il cuscino della poltrona del soggiorno.

Non da escludere, anche se il delitto – l’omicidio dell’agente Nino Agostino, ucciso con la moglie a Villagrazia di Carini – si è consumato nell’ormai lontano 1989. Ma tant’è, la Procura Generale di Palermo – che ha avocato a sé l’indagine – ha disposto la perquisizione ugualmente, l’ennesima, a casa dell’ex numero due del Sisde Bruno Contrada. Gli investigatori in questi minuti si trovano nell’abitazione dell’ex poliziotto.
Contrada, classe 1931, era stato arrestato nel 1992 e dopo un lungo processo condannato per un reato – il concorso esterno in associazione mafiosa – che però secondo la Corte europea dei diritti umani non esisteva all’epoca dei fatti. Di qui la condanna dello Stato italiano – nulla poena sine lege – e l’istanza di revoca della sentenza italiana presentata da parte degli avvocati di Contrada, respinta dalla corte d’appello di Palermo ma poi accolta nel 2017 dalla Corte di Cassazione. Lo scorso anno il capo della Polizia aveva infine revocato il provvedimento di destituzione di Contrada, reintegrandolo come pensionato nella Polizia di Stato. Non abbastanza evidentemente per la Procura Generale di Palermo, che ora indaga su un “nuovo” delitto. A caccia della “pistola fumante”.