Caso Saguto, processo dei veleni: scambio al vetriolo fra avvocati e pm

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“Contrariamente a quanto riportato nei comunicati stampa, nessuna conversazione tra imputato e difensore è stata oggetto di trascrizione o deposito, pertanto nessuna violazione si è consumata rispetto ai diritti della difesa costituzionalmente garantiti”.
Lo si legge in una nota della sezione distrettuale di Caltanissetta dell’Associazione nazionale magistrati relativa ai “due comunicati stampa, senza possibilità di controreplica di uno dei difensori del ‘processo Saguto’ e del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Caltanissetta…” dove si lancerebbero “pesanti, quanto gratuite, accuse in relazione alla correttezza dell’operato processuale dei colleghi Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti, impegnati quali Pm del processo e ai quali l’Anm esprime incondizionata solidarietà e pieno appoggio”.
La vicenda cui fa riferimento l’Anm, è solo l’ultimo elemento di tensione in un processo dei veleni che ha visto nei giorni scorsi due avvocati abbandonare la difesa dei propri assistiti. Tre giorni dopo Liborio Paolo Pastorello, anche l’avvocato Antonino Falzone ha lasciato il caso. “La mia decisione – spiega Falzone – rappresenta da un lato un gesto di solidarietà verso l’avvocato Pastorello per l’attacco sferratogli in aula dal pubblico ministero. E dall’altro esprime – per citare le parole del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Caltanissetta – la ‘preoccupazione per la limitazione e/o lesione del diritto di difesa e delle regole processuali del giusto processo'”.
“Nelle scorse udienze – aveva scritto Falzone – il pm ha messo a conoscenza il Tribunale del contenuto di intercettazioni registrate nel corso di un diverso procedimento penale. Tra queste, anche alcune conversazioni da cui emergevano importanti dettagli della strategia difensiva studiata in favore dei nostri assistiti: compresa la selezione dei documenti che avremmo dovuto depositare – e che di fatto abbiamo depositato – alle udienze successive. La pubblica accusa era pertanto al corrente – in anticipo – delle mosse della difesa. Non solo: alcuni degli
agenti di polizia giudiziaria delegati dal Pm alle attività di intercettazione riguardanti il parallelo procedimento penale, sono gli stessi che stanno iniziando a deporre come testimoni
nel processo ‘Cappellano Seminara più altri'”.
Accuse precise cui l’Anm replica manifestando “la propria preoccupazione per il fatto che uno scontro in udienza tra pubblica accusa e difesa, del tutto connaturato alla dialettica processuale, sia stato utilizzato per la ricerca di improbabili quanto inopportune ribalte mediatiche, in nome di una assunta, ma insussistente, violazione di diritti costituzionalmente garantiti”. L’auspicio è che “per il futuro la dialettica processuale, ancorché aspra, rimanga nelle sedi istituzionali a ciò preposte e non divenga oggetto di inopportune polemiche mass mediatiche”.