Chiusa l’inchiesta della Procura di Roma sul caso Consip, i pm hanno chiesto l’archiviazione per Tiziano Renzi, padre di Matteo.
L’atto prelude alla richiesta di rinvio a giudizio invece per altri sei indagati: l’ex ministro dello Sport Luca Lotti, accusato di favoreggiamento; l’ex comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette, per rivelazione del segreto d’ufficio, e il generale dell’Arma Emanuele Saltalamacchia, all’epoca comandante della Legione Toscana, per favoreggiamento; l’imprenditore Carlo Russo per millantato credito; l’allora presidente di Pubbliacqua, società partecipata del Comune di Firenze, Filippo Vannoni, per favoreggiamento. Nei guai anche l’ex maggiore del Noe, Gian Paolo Scafarto, accusato di aver depistato l’indagine insieme all’ex colonnello dell’Arma, Alessandro Sessa.
Tiziano Renzi venne accusato di aver fatto pressioni sui vertici di Consip per favorire un socio in affari. Secondo i pm romani però furono i carabinieri del Noe che seguirono le indagini per conto del pm napoletano Henry John Woodcock, a manipolare le prove per incastrarlo per danneggiare il figlio Matteo Renzi, presidente del Consiglio. Un’accusa pesantissima.
“Questi ultimi giorni hanno dimostrato che il tempo è galantuomo – scrive in una nota Federico Bagattini, legale del padre di Renzi – prima il riconoscimento del risarcimento nel danno a titolo di diffamazione, ora la richiesta di archiviazione del procedimento così detto ‘Consip’. Alla soddisfazione professionale per l’esito, del resto ancora da confermare trattandosi solo di richiesta di archiviazione, si unisce quella personale da parte del dottor Tiziano Renzi, che risulta, tuttavia, menomata dalla considerazione che la campagna subita negli ultimi due anni abbia prodotto gravi e irreversibili danni sul piano personale, familiare ed economico”.

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