Intimidito dal sostituto procuratore Woodcock oppure no? Dichiarazioni spontanee ovvero rese dopo essere stato in qualche modo costretto?
Certo sono posizioni che il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini definisce “largamente divergenti”, quelle del maggiore dei carabinieri del Noe Giampaolo Scafarto e l’ex consigliere economico di Palazzo Chigi Filippo Vannoni, sentito in merito alla testimonianza che quest’ultimo rese davanti ai pm di Napoli Woodcock e Celestina Carrano che indagavano sul caso Consip.
Il caso si trova davanti alla Sezione disciplinare, motivo del contendere è l’esame al quale fu sottoposto Vannoni il 21 dicembre del 2016. “Venne invitato a ricordare chi gli avesse detto qualcosa su Consip – ha detto l’ufficiale dell’Arma – I nomi di Lotti e Renzi li fece spontaneamente“. “Fu Lotti a dirmi che c’era un’indagine su Consip. Ricordo che Renzi mi diceva di stare attento a Consip”, avrebbe detto all’epoca il manager. Una versione smentita quando invece fu ascoltato come indagato dai pm romani, e raccontò di aver subito pressioni dai pm napoletani. Woodcock fra l’altro gli avrebbe mostrato dalla finestra il carcere di Poggioreale, chiedendogli se vi volesse trascorrere una vacanza, e poi gli avrebbe indicato dei fili, facendogli credere che si trattasse di microspie. Tutte circostanze smentite oggi da Scafarto, che partecipò a quell’audizione.
“Mi sono sentito intimidito e pressato – ha ribadito Vannoni – Mi dicevano: rispondi, rispondi, rispondi e qualcuno mi diceva confessa… ho ricevuto domande pressanti sui rapporti con Matteo Renzi”…