“Plurimi comportamenti che hanno leso il prestigio e l’indipendente esercizio della giurisdizione e che hanno inoltre turbato sia la credibilita’ della funzione giudiziaria sia il suo regolare svolgimento”. Così il Csm sul caso dell’imprenditore Sergio Bramini, la cui villa fu pignorata a causa dopo il fallimento della sua azienda, oggi consulente del ministro Luigi Di Maio.
Nel mirino di Palazzo dei Marescialli ci sono tanto i media, che avrebbero “propinato” a piu’ riprese “notizie infondate e parziali” facendo intendere che c’erano stati comportamenti scorretti da parte dei magistrati titolari del caso, quanto i “soggetti istituzionali”, politici in testa, che con “indebite interferenze” hanno determinato “un reale e grave turbamento al regolare svolgimento della funzione giudiziari”. Parole che si leggono nella pratica aperta a tutela del giudice di Monza Sergio Romito, che ordinò a Bramini il rilascio dell’immobile pignorato, oggetto di una “continua denigrazione”, in “particolare dalla trasmissione Le Iene”.

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