Blue Whale e i ragazzini suicidi: primo processo a Milano

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A Milano il primo processo contro il fenomeno del cosiddetto Blue Whale Challenge, quella follia collettiva che viaggia su internet e suggestiona i ragazzi costringendoli ad atti di autolesionismo sempre più gravi, in taluni casi fino alla morte.
Nel capoluogo lombardo a giudizio per atti persecutori aggravati e violenza privata è finita una 23enne milanese accusata di aver adescato sui social network una ragazzina di 12 anni (ora 14enne) costringendola ad autoinfliggersi tagli sul corpo e a spedirle le foto che immortalavano le ferite. Lo ha deciso il gup Anna Magelli, accogliendo la richiesta del pm Cristian Barilli.
Il processo inizierà il 16 aprile. Secondo l’accusa, nel maggio 2017 la 23enne, grazie alla complicita’ di un 17enne russo, si sarebbe spacciata per “curatore” della cosiddetta “Blue Whale challenge” e, dopo aver adescato la minorenne, l’avrebbe obbligata a “plurimi atti di autolesionismo”. Minacciandola con frasi come: “se sei pronta a diventare una balena incidi ‘yes’ sulla gamba, se non lo sei tagliati molte volte per autopunirti”, oppure “ti punisco, non deve passare cosi’ tanto tempo”. E ancora: “Prendi il rasoio, ora ti fai un taglio sotto il piede sinistro e sotto il piede destro, un taglio sul palmo della mano destra e un altro sul palmo della mano sinistra e mi invii le foto”.
La quattordicenne non sarebbe l’unica vittima. mancano all’appello “plurimi soggetti non compiutamente identificati” che sarebbero stati costretti “a praticare atti di autolesionismo” con minacce di morte “qualora avessero interrotto la partecipazione al Blue Whale Challenge”.