Beni confiscati, il pm anticamorra Maresca: ci vuole un’agenzia come l’Anac

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Beni confiscati alle mafie che languono nell’incuria. O che, anche dopo l’affidamento, finiscono i mani dubbie. Una realtà che chi si occupa di criminalità organizzata come il pm napoletano Catello Maresca conosce perfettamente.
Spiegando una soluzione per rendere più efficace e produttivo il reimpiego di quei beni un sistema c’è: “Un’agenzia con poteri più forti, come l’Anac, per esempio, capace di prendere decisioni rapide attraverso compartimenti specializzati per settore”.
Insieme con i docenti dell’Università Vanvitelli della Campania, il sostituto procuratore anticamorra è animatore di un progetto studiato per valorizzare l’immenso patrimonio – 17 mila immobili e oltre 3 mila aziende, del valore di miliardi di euro – di cui lo Stato è diventato proprietario negli anni.
Forte della notevole esperienza nel settore, Maresca spiega a distanza di un anno dalla creazione dell’Agenzia Nazionale (Anbcs), la situazione resta ferma. Il progetto, a suo tempo presentato alla Commissione Giustizia del Senato, punta a risolvere “i problemi legati alla rapidità della decisione sulla destinazione del bene, che deve avvenire senza preconcetti, quindi prevedendo la
possibilità di un impiego alternativo alla destinazione sociale (vendita, affitto, etc etc)”. “Non ci deve essere un vincolo al possibile impiego sociale prima della vendita. È infatti possibile che alcuni beni possano essere solo venduti, oppure affittati, o impiegati in maniera commerciale, senza il timore che possano tornare nelle mani della criminalità organizzata”.
Fondamentale però in tal senso che i controlli siano stringenti “anche dopo l’affidamento del bene” ad opera “di un organismo quanto più somigliante all’Anac, con maggiore capacità d’intervento nel momento dell’affidamento”. “Va anche prevista – dice ancora Catello Maresca – una eventuale gestione del bene sotto il controllo dell’agenzia che può anche proporre sanzioni in caso di mancata ottemperanza della linea dettata”.