“Basta con l’intollerabile strapotere delle correnti”. Evidentemente, il sasso lanciato nello stagno dal sottosegretario Morrone qualche onda deve averla prodotta se, a urne chiuse per il rinnovo del Consiglio Superiore della Magistratura, quasi cento magistrati hanno sottoscritto un appello “per la liberazione del Csm dalle correnti”, chiedendo al legislatore di introdurre il sorteggio per selezionare i candidati alle elezioni dei 16 togati e di abolire l’immunità per i consiglieri di Palazzo dei marescialli.
Un’iniziativa che tuttavia legare alle parole di Morrone sarebbe ingiusto, visto che l’appello è stato lanciato ben prima – a fine giugno – dal giudice Andrea Mirenda, mesi fa al centro delle polemiche per aver parlato in termini non proprio lusinghieri del Csm nel libro di Riccardo Iacona “Palazzo d’ingiustizia – Il caso Robledo e l’indipendenza della magistratura”. Certo però le dichiarazioni del sottosegretario qualche
“Il Csm ormai non è affatto un padre amorevole per i magistrati – si leggeva fra l’altro nel libro – non è più l’organo di autotutela, non è più garanzia dell’indipendenza, ma è diventato una minaccia, perché non vi siedono soggetti distaccati ma faziosi che promuovono i sodali e abbattono i nemici, utilizzando metodi mafiosi”.
Se ne parlò ad aprile. Ora l’appello per far cessare “l’intollerabile strapotere” delle correnti della magistratura. “La credibilità del CSM è ormai fortemente compromessa agli occhi degli stessi magistrati. Il malcontento è diffuso – si legge nel testo – La necessità di un cambiamento è fortemente avvertita ed assolutamente indispensabile ad evitare che tale perdita di credibilità si traduca in un pretesto di cui le forze politiche possano approfittarsi per operare lo svuotamento delle prerogative che la Costituzione e la legge hanno assegnato al CSM a tutela dell’Indipendenza dei singoli magistrati”.
Di qui la speranza che i prossimi consiglieri adottino “tutte le misure per scongiurare che le decisioni del Csm siano determinate da logiche correntizie, anziché dai criteri oggettivi e trasparenti, ispirati al solo fine di garantire la valorizzazione del merito e del corretto funzionamento dell’organo di autogoverno”.

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