La tecnologia? Un alleato, non un nemico, nonostante uno scenario economico complessivamente negativo. Secondo il IV Rapporto Censis sull’avvocatura, presentato oggi dalla Cassa Forense, il 62,6% degli avvocati del nostro Paese “non trova realistico uno scenario di progressiva sostituzione delle funzioni oggi esercitate dai professionisti da parte di algoritmi e piattaforme, e guarda, invece, alle opportunita’ che possono venire dalle tecnologie digitali”.
Alla tavola rotonda, ospite il Presidente della Cassa Nunzio Luciano, hanno partecipato il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin, il coordinatore dell’Organismo congressuale forense Giovanni Malinconico, il presidente dell’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga) Alberto Vermiglio e il segretario generale dell’Associazione nazionale forense (Anf)
Luigi Pansini.
Molti i dati su cui riflettere: sull’Europa, ad esempio, da parte dei professionisti si riscontra “un certo grado di scetticismo: il 32,1% crede che non sia stato creato uno spazio di collaborazione tra i diversi sistemi giuridici nazionali guidato dalle Istituzioni comunitarie, mentre il 27,3% insiste sulla necessita’ di rafforzare la condivisione degli interessi
degli avvocati come elemento di spinta nei confronti del processo di integrazione europea”. Quanto ai redditi, quasi il 30% degli avvocati italiani “ha dichiarato un fatturato in crescita nel 2018 (la media dei guadagni supera i 38.000 euro annui, ndr) rispetto all’anno precedente, per il 34,8% e’ rimasto invariato, mentre il 35,6% ha subito un ridimensionamento”. Tra le donne legali, “la percentuale in sofferenza scende al 34,1%, contro il 36,7% degli uomini”, e si osserva come il fatturato sia salito soprattutto per i professionisti che “esercitano da meno tempo, o che sono piu’ giovani d’eta’: il 42,5% degli under 40 anni ha dichiarato un incremento nel 2018, mentre tra i piu’ anziani la quota scende sotto il 20%”.
La professione comunque sembra esercitare meno fascino rispetto al passato. Dal 2000 in poi il numero degli iscritti agli albi forensi e’ sempre aumentato, ma con tassi d`incremento sempre piu’ contenuti. Se nel 2000 l’incremento rispetto al 1999 era stata pari all`8,7%, la crescita tra il 2017 e il 2018 e’ stata solo dello 0,3%. E il reddito medio degli avvocati, dopo le variazioni negative soprattutto negli anni 2010-2014, e’ aumentato dello 0,5% tra il 2016 e il 2017.
Ancora, secondo il Rapporto, “il basso livello di educazione alla legalità dei cittadini viene indicato dagli italiani come fattore che condiziona negativamente l’efficacia della giustizia (32%). Tra i rischi che un cittadino può correre suo malgrado nel rapporto con la giustizia, il 57,4% indica l’errore giudiziario, il 42% il rischio di poter essere coinvolto in un’indagine pur essendo totalmente estraneo ai fatti. Un terzo degli italiani sottolinea la possibilità di essere intercettato e il 20,5% la diffusione sui media di materiali riservati durante le indagini.”.
Il 61,1% degli italiani chiede interventi concreti per ridurre la durata dei processi civili e penali. Dello stesso avviso sono gli avvocati. Nonostante la recente riforma dei tempi di prescrizione, il 56,2% dei professionisti dichiara che è necessario procedere a una riorganizzazione generale dei processi e del sistema giudiziario, all’interno della quale affrontare anche il tema dell’eccessiva durata dei processi.

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