“Abnorme” e “allarmante”: parole durissime, quelle dei rappresentanti di Unita’ per la Costituzione, per la controversa decisione del Csm di non confermare nel suo incarico il procuratore di Arezzo Roberto Rossi.
La scelta di Palazzo dei Marescialli, che ha seguito la relazione del Consigliere Davigo, “attenta alle certezze normative ed insidia i principi fondamentali e le garanzie dei singoli, strumentalmente attaccati per motivi politici nell’esercizio di un’amplissima discrezionalita’”, accusa la corrente di centro dei magistrati. Presidenza e segreteria del gruppo puntano l’indice anche contro il Guardasigilli Alfonso Bonafede, colpevole di un “ancora piu’ preoccupante” e “grave sconfinamento di attribuzioni”.
La decisione del Csm si fonda, secondo Unicost, “su generici motivi di ravvisata ‘inopportunita’ istituzionale’ del dirigente, ‘inopportunita’ istituzionale’ che non viene declinata
concretamente in alcun modo, mancando del tutto episodi di lesione dell’indipendenza del magistrato”. Il provvedimento inoltre sarebbe “in evidente contrasto con opposte valutazioni fatte dal Csm”: la posizione del magistrato era stata “gia’ approfonditamente e ripetutamente vagliata” e per Rossi si era esclusa “qualsiasi censura ambientale, funzionale, deontologica e disciplinare”. “Stupisce che gruppi associativi e consiliari che hanno rivendicato l’obiettivo di limitare la discrezionalita’ consiliare in ragione di fornire ai colleghi certezze piu’ salde sotto il profilo ordinamentale e professionale – conclude Unicost- abbiano oggi condiviso questo passaggio consiliare ben poco ispirato ad un canone di moderazione costituzionale che s’impone a tutela effettiva dell’indipendenza interna ed esterna dei magistrati italiani”.
A fronte della decisione del Csm, Rossi ha proposto ricorso al Tar in via d”urgenza per ottenerne la sospensiva. Intanto ad Arezzo, dai vertici dei palazzi di giustizia alle rappresentanze degli avvocati, la decisione del Csm ha sollevato fortissimi malumori. All’origine, la presunta incompatibilità di Rossi nel ruolo di magistrato inquirente sul caso Etruria e di consulente per il Governo, incarico che però cessò una settimana dopo l’apertura del fascicolo quando il nome di Boschi senior ancora doveva uscire.

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