“Una riforma sbagliata”. E’ il titolo della comunicazione a pagamento, un’intera pagina, acquistata su vari quotidiani dall’Associazione Nazionale Magistrati a commento della riforma
dell’ordinamento giudiziario.
Un’iniziativa destinata a sollevare polemiche, quella dell’ANM, secondo cui la riforma “era stata annunciata per combattere il correntismo ma è diventata una legge per intimidire i magistrati”. “Avremmo voluto una disciplina in grado di sopire il carrierismo all’interno degli uffici giudiziari, ma questa riforma esaspera, invece, la competizione fra i colleghi. Avremmo desiderato una riforma ispirata al principio costituzionale del giudice soggetto solo alla legge, e invece si applicano criteri manageriali agli uffici giudiziari, facendo prevalere logiche di tipo aziendalistico, basate esclusivamente sui numeri e sulla produttivita’”. “Il vizio di fondo – prosegue la nota – è pensare che se una sentenza venga riformata nei successivi gradi di giudizio, o se un’istanza cautelare del pm non trovi accoglimento, ciò sia da ricollegare a un errore del magistrato, che per ciò solo vada sanzionato, quanto meno sul piano della
valutazione della sua professionalità”. “Quella che si sta materializzando è una riforma che non ha come scopo quello di preservare la qualità delle decisioni dei magistrati, ma che è ispirata alla sola logica dei numeri, senza tener conto del valore della funzione giudiziaria, intesa come presidio dei diritti e garanzia di tutela delle delicate vicende di vita delle persone. Il danno sarà per i cittadini che meritano una riforma ‘per’ la giustizia e non ‘contro’ la magistratura, suggerita da spirito di rivalsa e miope di fronte alle reali criticità, che da anni i magistrati denunciano, a iniziare dalla irrazionale e inefficiente organizzazione delle risorse e dalle gravissime carenze dell’edilizia giudiziaria”.
A stretto giro la replica del deputato di Azione Enrico Costa: “Una reazione incredibile del potere giudiziario, un attacco al legislatore a mezzo stampa ‘a mezzo spot’. Proprio ieri avevo ricevuto l’invito del Presidente Santalucia a prendere parte all’assemblea generale dell’Anm che si terra’ domani a Roma. Ho accettato l’invito perche’ nella lettera spiccavano le parole ‘confronto’ e ‘approfondimento’: non mi sottraggo, ma è evidente che questa forma di protesta è un’unilaterale chiusura al dialogo”.
“Nell`interesse del Paese, del buon funzionamento della giustizia e dei diritti dei cittadini il nostro auspicio e’ che l`Associazione Nazionale Magistrati ricomponga le sue divisioni interne e ripensi l`approccio ideologico contro la riforma del Csm – il commento del segretario generale dell`Associazione Nazionale Forense Giampaolo Di Marco – Non temano i magistrati il giudizio degli avvocati nei Consigli giudiziari, perché come ha giustamente detto un eminente magistrato quale Giuseppe Pignatone il voto degli avvocati puo’ portare punti di vista ed esperienze diverse, e aiutare a esprimere valutazioni più aderenti al livello di professionalità e maturità raggiunto dal soggetto esaminato”.